Il blog di Carpenedo

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La vita della Comunità parrocchiale dei Ss. Gervasio e Protasio di Carpenedo

Pasqua e giudizi ingannevoli

Inserito il 6 Aprile 2022 alle ore 20:40 da Don Gianni Antoniazzi

Con questa domenica, 10 aprile, inizia la Settimana Santa in preparazione alla Pasqua. La morte e la risurrezione di Gesù sono fatti interpretati in modo diametralmente opposto da chi ha fede o meno

In questi giorni, man mano che l’esercito russo indietreggia, appaiono immagini sconvolgenti: si scoprono fosse comuni, corpi di persone inermi con le mani legate dietro la schiena e freddati con un colpo alle spalle. Vengono alla luce luoghi di tortura e soprusi di ogni tipo, su innocenti e donne indifese. C’è chi interpreta queste immagini attribuendole alla violenza delle milizie russe altri invece attestano che si tratta di un montaggio creato ad arte.

Questa opposta interpretazione della storia ha radici lontane. Già al tempo di Gesù, in occasione della sua ultima Pasqua, c’erano capi del popolo, scribi, farisei, anziani che lo accusavano di ogni crimine. Altri invece acclamavano «Osanna al figlio di Davide» e trovavano in lui il volto di Figlio di Dio.

Anche nella storia personale spesso emerge questa fatica: ci sono persone che ci accolgono e ci stimano, altre ci respingono senza una ragione esatta.

Nel Vangelo ci sono due episodi: nel momento del giudizio, Pilato si lava le mani e rinuncia alla decisione. C’è poi il ricco epulone che, giunto agli Inferi, chiede il segno della risurrezione di un morto perché i fratelli si ravvedano. Come se per giudicare sia necessario un segno forte. Abramo risponde che «hanno Mosè e i profeti, se anche un morto risorgesse non si convinceranno».

Come a dire che non mancano le occasioni per capire la realtà. Basta essere responsabili e aperti alla vita per intuire dove sta la verità.

don Gianni

Bandire il peccato o il peccatore?

Inserito il 3 Aprile 2022 alle ore 10:04 da Plinio Borghi

Bandire il peccato o il peccatore? Se dovessimo soffermarci sul nostro modo di vivere, scopriremmo tanti controsensi in merito. Basti vedere come stendiamo le leggi e come le applichiamo: nella stesura definiamo in particolare ciò che si deve o non si deve fare, cosa sia o non sia reato; nell’applicazione perseguiamo chi non si comporta di conseguenza e ci perdiamo in miriadi di provvedimenti a seconda dell’infinita casistica in atto, peritandoci più di soppesare le pene da infliggere che non di cercare modi per evitare di incorrere nella trasgressione. Per restare nell’attualità, rifuggiamo decisamente l’idea della guerra, ma poi ci smarriamo nei vari distinguo verso chi la provoca, chi la combatte e come, magari preoccupandoci di chi la subisce, senza tuttavia mettere per tempo in atto tutte le garanzie necessarie a evitarne il ricorso, formandoci per una pace vera e duratura. Questioni di lana caprina? Non direi, se solo pensassimo, nella fattispecie, a quanto siamo stati disattenti in questi ultimi anni agli eventi che ci hanno condotto fin qui (dalla Crimea in poi per stare nei tempi recenti) ed a quelli nel mondo che al momento non ci preoccupano perché non ci solleticano specifici interessi. Per fortuna il nostro riferimento di eccellenza, il Vangelo, non soffre di tali contraddizioni e rimane baluardo cui correre ai ripari per rimediare distorte impostazioni. Per quanto concerne la pace non ci piove: Gesù, conoscendo le nostre debolezze, ne ha fatto con insistenza una questione ineludibile per continuare a ritenerci suoi seguaci; e motivi di belligeranza ne avrebbe trovati a ufo, essendo venuto a svolgere la sua missione in un territorio occupato militarmente. Sul primo aspetto sono già due domeniche che il tema della misericordia nei confronti del peccatore va esattamente in senso contrario al nostro modo di vedere: l’altra volta con l’atteggiamento del padre nei confronti del figliol prodigo e stavolta Egli stesso si trova alle prese con la faccenda dell’adultera, verso la quale il trattamento è analogo, proprio per ribadire che c’è sempre il margine per una radicale conversione e che è questo lo scopo principale del suo progetto di redenzione. Il peccato, in entrambi i casi in esame, è condannabile e condannato anche dal Maestro, ma il peccatore va recuperato e non c’è deterrente migliore per sottrarre le malefatte che quello di impedire a chi ne è indotto di perpetrarle. Non è facile digerire siffatto metodo, anche perché non sempre può funzionare. Ma tant’è.

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