Il blog di Carpenedo

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La vita della Comunità parrocchiale dei Ss. Gervasio e Protasio di Carpenedo

Cosa pensi della guerra?

Inserito il 8 Novembre 2023 alle ore 21:09 da Don Gianni Antoniazzi

Da giorni, ormai, l’esercito di Israele è entrato nella striscia di Gaza. Molti domandano che anche il parroco esprima un’opinione, come sacerdote e cristiano. La risposta è delicata, ma necessaria.

Parlare della guerra in Gaza non è facile, ma doveroso: il silenzio è la scelta più grave. Anche senza possedere grandi competenze vanno ricordati alcuni riferimenti.

  1. I soggetti: da una parte ci sono le truppe “regolari” di Israele; dall’altra c’è Hamas, organizzazione considerata “terroristica” che vive nella “striscia di Gaza”, piccolo territorio palestinese (360 km2). Hamas “governa” Gaza dal 2007. Non è facile distinguere queste ultime due realtà così come non si capisce chi usi più rabbia e vendetta nelle decisioni.
  2. I palestinesi, abitanti di Gaza, hanno una caratteristica: la popolazione è particolarmente povera (80% sotto questa soglia) e giovane; nel 2011 l’età media era di 17,5 anni (in Italia 44 anni). Non si può chiedere dunque grande sapienza sociale e politica.
  3. Le vicende del “passato”: è quasi impossibile sintetizzare le tensioni che hanno portato a questa situazione. Va detto che nel 1860 gli Ebrei in Palestina erano circa 40.000. È nato allora il Movimento sionista per reagire alle discriminazioni di fede in Francia. Da allora, anche scavalcando direttive provenienti dalle Nazioni Unite, gli Ebrei hanno puntato alla creazione dello Stato attuale e ambiscono a continuare l’espansione.
  4. Culture lontane: i soggetti in conflitto hanno mentalità distanti e non è facile coniugare le prospettive. Basta considerare il diverso ruolo della donna dall’una e dall’altra parte. Ma pensiamo alla banale questione della proprietà: per i palestinesi chi sta sopra un terreno ne determina l’uso (nella spianata del Tempio vi sono due moschee musulmane e dunque i palestinesi decidono gli ingressi); per gli Ebrei invece la proprietà è esercitata da chi sta più sotto e, per ribadire la propria competenza sul Tempio, Israele ha compiuto scavi di ricerca archeologica. Mettere insieme i valori sulla persona, il senso del rispetto, la volontà della pace non è affare semplice.
  5. In ogni caso: la guerra non risolve alcun problema ma esaspera gli animi. Se anche Hamas venisse distrutta resterebbe profondissima la rabbia e la voglia di rivalsa nelle generazioni future.
  6. L’aggressione compiuta da Hamas il 7 ottobre è stata disumana. Per qualcuno fu un suicidio politico; in realtà ha conseguito uno scopo: a causa dei sentimenti di rabbia, Israele e gli stati arabi moderati hanno interrotto le relazioni.
  7. L’attuale reazione di Israele non è condivisibile: la sua durezza è estrema. Ragiona secondo codici legati alla propria cultura e considera un valore l’uso delle armi; tuttavia coinvolge nella vendetta un infinito numero di innocenti (donne e bambini ma anche uomini). Serve tornare alla diplomazia.
  8. L’11 novembre, nel pomeriggio, c’è una riunione in patronato: invito chi può a partecipare. È importante che vi siano queste occasioni nelle quali discutere e far crescere la sensibilità pubblica. C’è la concomitanza con la festa di San Martino: i piccoli potrebbero andare a festeggiarlo in patronato e i grandi seguire l’incontro.

don Gianni

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