Le ferie dell’anima
Inserito il 31 Marzo 2019 alle ore 10:12 da Plinio BorghiLe ferie dell’anima, lo accennavamo la prima domenica, hanno pur esse una collocazione preferenziale, che è appunto la Quaresima. Anche per queste c’è un presupposto: che tipo di ferie intendiamo impostare? Escludiamo a priori quelle passive da nulla facenti: non fanno bene in alcun caso, nemmeno per il corpo. Il riposo ha una sua logica e non significa inerzia o impoltronire: per quelli il sonno basta e avanza. Invece è senz’altro diverso dall’abituale attività lavorativa, lascia più spazio a quegli hobby che in via ordinaria sono compressi, ritaglia tempo per il rilassamento mentale attraverso alcune attività culturali e le buone letture; perfino un bel viaggio impegnativo può essere liberatorio e riempire adeguatamente il periodo delle ferie, e non importa che si ritorni più stanchi di prima: se ci si è arricchiti a dovere, la ripresa fisica sarà veloce. Ora applichiamo gli stessi criteri in campo spirituale e avremo valorizzato il periodo forte che stiamo trascorrendo. Prima di pensare alle tradizionali rinunce, a svaghi sfrenati o ad eccedenze alimentari, risvolti che peraltro hanno perso parecchio mordente rispetto a una volta, presi come siamo dalla nostra “forma” fisica, dedichiamoci a momenti di approfondimento delle sacre scritture, fonte inesauribile di spunti sempre nuovi. Checché se ne dica, non sono “sempre le solite cose”, in quanto stiamo vivendo in situazioni ogni volta diverse ed è sorprendente come diano sempre una risposta alle grandi questioni della vita. Un buon esercizio sarebbe riprendere a seguire e capire la proposta liturgica. Una volta era automatico il seguirla, perché la vita civile viaggiava in sintonia con quella religiosa, benché il comprenderla avesse più limiti, dato il minor livello culturale. Oggi siamo in grado di riscontrare come e perché la liturgia sia costitutiva della nostra stessa fede. Infine possiamo aggiungere un minimo di frequentazione in più ai riti e non limitarci alla consueta Messa domenicale o alla formale confessione e Comunione pasquale, secondo i minimali richiesti dai precetti. Allora sì la Pasqua sarà anche per noi un momento di esplosione rigenerante. Se poi, nel contesto, ci accorgiamo di essere peccatori e facciamo spazio anche ad uno slancio di pentimento, come succede a quell’ingrato del figliol prodigo della parabola di oggi, che aveva proprio toccato il fondo, ben venga: sappiamo che c’è sempre un Padre amorevole e misericordioso che ci attende a braccia aperte.