È un mistero che ci esalta
Inserito il 14 Agosto 2022 alle ore 10:01 da Plinio BorghiÈ un mistero che ci esalta: l’assunzione di Maria in cielo, uno degli ultimi dogmi introdotti (Pio XII 1950) ma uno dei primi a essere entrato nella devozione e nella convinzione popolare. Il motivo, almeno per me, è semplice: prima di tutto come si poteva immaginare che la “Primizia di coloro che sono morti”, come lo definisce oggi San Paolo, in quanto unico ad aver sconfitto la morte, non coinvolgesse la sua amata madre nell’identica sorte? E poi, che senso avrebbe avuto che l’unica a essere stata concepita senza peccato (altro dogma atavico ma proclamato solo un centinaio di anni prima di questo) dovesse aspettare la resurrezione finale col resto dell’umanità? Ma ci sono anche un paio di aspetti di garanzia: la condizione di Maria è preludio della nostra e ci rassicura sapere di averla già lì; dove, come Madre di Dio, assume un ruolo di interceditrice ineguagliabile. A corollario e a conferma di un ruolo eccezionale c’è la nomina a Regina, anche degli Angeli e dei Santi, che si festeggia il 22 di questo mese (già oggi al salmo responsoriale canteremo “Risplende la Regina, Signore, alla tua destra). Ce n’è e avanza per esaltarci. Tuttavia, non tutto è così scontato: se da un lato l’emotività vorrebbe dare tutto per acquisito, la razionalità che la Chiesa è costretta ad applicare nelle sue scelte, include le ragioni di opportunità che si differenziano nelle tendenze e negli orientamenti diversi fra le varie componenti; ciò che ha determinato molte cautele nelle decisioni da assumere. D’altronde l’ha detto anche Gesù proprio nel vangelo di questa domenica: non sono venuto a portare pace sulla terra, ma divisione; d’ora innanzi in una famiglia da cinque persone si divideranno tre contro due ecc. È chiaro che l’adesione a Cristo determina sempre motivo di contraddizione: è una Parola troppo contro corrente rispetto alle nostre impostazioni. La Chiesa non poteva essere speciale rispetto a questo e la storia fin qui l’ha confermato. Peccato che certe divisioni non abbiano trovato modo di essere superate e uno dei tanti motivi ruota ancora attorno a Maria. A me, nel mio piccolo, senza scomodare l’Apocalisse, basta il vangelo che leggiamo il giorno dell’Assunta, che narra della visita alla cugina Elisabetta, e nel quale Luca mette in bocca a entrambe quelle stupende parole che recitiamo nell’Ave Maria (anche quelle di Gabriele all’annunciazione sono opera sua) e nel “Magnificat”. Rileggiamocele e vedremo che già duemila anni fa era tutto previsto e definito.