Il rilancio della Misericordia
Inserito il 12 Aprile 2015 alle ore 12:11 da Plinio BorghiIl rilancio della Misericordia divina è uno degli argomenti che sta più a cuore a Papa Francesco e il motivo sembra abbastanza comprensibile: desidera una Chiesa spiritualmente e strutturalmente aperta, una Chiesa che sappia stemperarsi nelle periferie, con pastori che portino addosso l’odore delle pecore. Non c’è nulla di nuovo in questo, dato che è stato lo stesso Gesù a rivelarci un Padre amorevole che prevalesse sulla figura del Dio immanente, tanto che la lieta novella è tutta imperniata proprio sull’amore, unico comandamento che riassume tutte le leggi. Una prerogativa del vero amore, poi, è che è per sempre, come recita lo stesso salmo responsoriale di oggi, per cui nulla e nessuno saranno in grado di interferire, nessuna colpa sarà mai così grande da non poter essere perdonata e nessuno saprà essere così becero da scalfire l’amore di Dio per la sua creatura. E quand’anche ci fosse chi non vuole pentirsi e volontariamente rifiuta il suo coinvolgimento, non per questo sarebbe meno amato. È questa l’opportunità che chiunque, peccatore o non credente, tiepido o appartenente ad altre correnti religiose, deve avvertire nell’approccio alla nostra realtà ecclesiale. E forse proprio per questo scopo il Pontefice ha voluto un giubileo straordinario sul tema della Misericordia divina. Diceva Mons. Vecchi in una delle sue omelie: “Il peccato si distrugge cosi. Non dicendo che non esiste; non parlando di inibizioni o tabù; non con la spavalda sfida a Dio. Dio è più grande del tuo peccato e la Sua misericordia più del tuo dolore”. E subito dopo aggiunge: “Gesù, perdonando, non legalizza il male” e ancora più avanti continua: “Dio non approva il male, ma vuole ricostruire l’uomo, ricuperarlo perché lo ama. La Grazia è un intervento creativo di Dio, che carica l’uomo di nuova vita e nuova responsabilità”. È un’omelia che, analogamente a tante altre, andrebbe letta completamente per afferrarne la pregnanza (da “Il Signore ti chiama”, edito l’anno scorso dal Marcianum Press), ma anche per capire l’esigenza dell’inversione di un atteggiamento da parte di tutti, Chiesa compresa, perché facciamo fatica a far luogo alla riabilitazione di chi ci guarda alla ricerca di quel minimo di comprensione che tanto sbandieriamo come dovuta, ma che spesso fatichiamo a far passare. Come se il nostro status fosse un privilegio conquistato e non un dono gratuitamente ricevuto.