Rimani saldo in quello che credi
Inserito il 17 Ottobre 2010 alle ore 08:00 da Don Danilo BarleseDi fronte alla richiesta cristiana di soffrire il cristiano può tremare e chiedersi nell’intimo se la sua strada e l’impegno di vita che offre non si basi su di una grande illusione. Tutto questo è così certo? Non si dovrebbe forse riesaminare tutto da capo e procurarsi prove migliori? Paolo consiglia di «rimanere saldi». Proprio di fronte alla minaccia che sta prendendo il sopravvento. E precisamente in quello che un tempo si è imparato come una materia scolastica. Ma la verità teorica è divenuta nel frattempo verità di vita, ha compenetrato la vita del cristiano, se ne è nutrita e l’ha a sua volta nutrita, tanto che ora non è più possibile separarle. Chi volesse strapparsi la fede a questo stadio si strapperebbe nello stesso tempo cuore e anima. La fede governa l’esistenza, questa la serve. E così occorre «restare saldi».
Se la fede dovesse perdere di vigore, è di aiuto guardare alle persone che ce l’hanno comunicata: la loro immagine spirituale è una luce immediata per chi vacilla. Paolo, nelle sue lettere si definisce “padre” e “madre” e “nutrice che allatta” per i suoi figli nel Signore. Colui che vacilla deve sentire in sé la forza della paternità e della comunità che lo porta e lo genera. Non è un isolato. Fiumi di forza scorrono, più alti disegni operano in lui.
Più in alto, c’è la forza della parola di Dio. Madre e nonna, ricorda Paolo, avevano introdotto il piccolo Timoteo alla Scrittura. La sacra Scrittura costituisce per il cristiano il primo incontro con la rivelazione del volto di Dio, e offre la «sapienza», la profonda conoscenza interiore, indispensabile per addentrarsi nel contesto della salvezza.
È una Parola di Verità, di Bellezza e di profondità inesauribile per ogni creatura. La Parola è per ogni persona credente riferimento in quanto giudizio e conforto ad un tempo. Da essa viene la conoscenza della volontà di Dio, il riconoscimento dei peccati, l’annuncio della misericordia.
L’«uomo di Dio» vive della parola di Dio, che lo «provvede» di quelle «opere buone», che «Dio ha predisposto perché noi le praticassimo», che fa di lui “un’opera” nella mano plasmatrice di Dio.
Per l’«uomo di Dio», che è strumento scelto da Dio per la Chiesa, l’ascolto fedele della parola di Dio è una necessità “vitale”.
La lettera, dopo queste sottolineature a favore dell’ascolto della Parola, si sposta sempre più sotto i segni della fine: martirio, tempo ultimo, ritorno, giudizio.
La parola della chiesa deve risuonare attraverso tutte le relazioni umane anche in vista della meta della vita personale e del compimento della Storia. Per coloro che amano la Parola nulla sarà più opportuno della venuta di Cristo («il beato ultimo giorno»), per coloro che non la amano, giungerà inatteso e indesiderato («come un ladro di notte»). Così anche la Parola della chiesa che risuona dall’eternità. Coloro che l’ascoltano con animo aperto comprenderanno l’atteggiamento di chi annuncia e vi riconosceranno l’incoraggiamento e la magnanimità di Dio.
Don Danilo