Non sapere altro se non “Cristo Crocifisso”
Inserito il 6 Febbraio 2011 alle ore 08:00 da Don Danilo BarleseLa “logica della Croce” seguita da Dio, San Paolo la descrive anche a partire dalla sua esperienza sotto due punti di vista: nella sua predicazione e nella sua persona.
Giunto a Corinto dopo lo scarso interesse dimostrato presso “i sapienti” di Atene, Paolo cercò di annunziare il disegno di salvezza di Dio senza ricorrere alla dialettica e al parlare forbito.
Non rivestì il nudo messaggio evangelico con strategie “accattivanti”. Di proposito, invece, si attenne al puro e semplice annunzio di Cristo crocifisso, senza velarne in nulla il carattere scandaloso e vergognoso di proposta divina di salvezza degli uomini. Nessuna facilitazione, dunque. Eppure, a Corinto Dio suscitò, per mezzo della sua parola disadorna, una comunità di credenti!
Del resto, tra i lavoratori del porto di Corinto, nessun sostegno umano poteva raccomandare la sua persona di Paolo presso gli ascoltatori. Il messaggero e il messaggio fanno tutt’uno: l’uno e l’altro furono privi di qualsiasi “valore” capace di garantire, persuadere, spianare la strada all’accoglienza.
Paolo però era consapevole di essere sostenuto dallo Spirito Santo.
La predicazione, infatti, fu accompagnata da segni di vita, di conversione, di amore.
Invece di espressioni di “potenza umana” si verificarono manifestazioni chiare di “potenza divina”. Tutto si svolse secondo una legge intrinseca alla realtà del Vangelo: l’adesione degli ascoltatori non si compirà per effetto del seducente splendore della dialettica del predicatore, ma sarà unicamente espressione di fede in Dio e nella sua potenza salvatrice.
È qui in gioco l’autenticità del credere. Accettare la croce di Cristo significa rinunciare non solo a far valere orgogliosamente se stessi e le proprie capacità in campo salvifico, ma anche desistere dal far affidamento sulle forze gratificanti di maestri e leaders umani.
La predicazione di Cristo crocifisso libera anche dall’orgoglio e sospinge l’uomo a una decisione di fiducioso abbandono nel Dio della Grazia che si rivela nell’evento della morte e risurrezione di Gesù.
In sintesi, la croce di Cristo, se per i credenti è simbolo del “potente” e “sapiente” progetto salvifico di Dio, è espressione d’impotenza e d’infamante follia per il criterio di questo mondo.
La Croce gloriosa del Cristo, crocifisso e risorto
– costituisce il contenuto della predicazione cristiana
– configura l’aspetto della comunità dei credenti
– determina la forma del messaggio apostolico
– qualifica la persona stessa del predicatore.
La Croce di Cristo si presenta come chiave interpretativa determinante del volto dell’uomo e del volto di Dio. Sulla croce di Cristo, Dio e l’uomo si esibiscono la rispettiva carta d’identità, non adulterata.
Don Danilo