Darà la vita ai nostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito
Inserito il 10 Aprile 2011 alle ore 08:00 da Don Danilo BarleseFratelli, quelli che si lasciano dominare dalla carne non possono piacere a Dio. Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene. Ora, se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto per il peccato, ma lo Spirito è vita per la giustizia. E se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi. (Rm 8, 8-11)
San Paolo in questo brano presenta “carne” e “Spirito” come due mondi esistenziali opposti, ciascuno con i suoi dinamismi e le proprie finalità.
«Quelli che sono sotto il dominio della ”carne”», in concreto, sono ostili a Dio, rifiutando di sottomettersi alla sua legge che si sintetizza nel comandamento dell’amore. Anzi, sono impossibilitati ad obbedire al suo volere e a costruire un’esistenza a lui gradita. Nell’estraneità totale alla fonte della vita non potranno che andare incontro ad un destino di morte.
Invece «quelli che hanno un’esistenza a misura dello Spirito» si comportano conseguentemente: mirano a vivere con uno stile ”spirituale” di obbedienza a Dio e di amore per gli altri. Il traguardo ultimo sarà la vita eterna. Paolo applica il discorso ai destinatari della lettera: «Ora, voi non siete sotto il dominio della ”carne”, ma dello Spirito».
Per grazia essi sono stati liberati dalla sfera d’azione dell’egocentrismo e fanno parte della sfera d’influsso dello Spirito. Poi l’Apostolo precisa: “Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene”. Paolo enuncia il principio teologico generale della stretta connessione tra l’avere lo Spirito di Cristo e l’appartenere a Cristo.
Nell’esistenza dei credenti lo Spirito è forza creatrice di spazi di amore e di obbedienza al Signore. Dall’appartenenza a Cristo scaturiscono alcune conseguenze: innanzitutto “se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto per il peccato, ma lo Spirito è vita per la giustizia”.
Non manca chi scorge in questa affermazione la morte fisica a cui il Peccato destina l’uomo. Ma sembra preferibile, data l’apertura: «Se Cristo è in voi», vedervi l’evento salvifico della “morte” battesimale del credente.
Corpo ha qui una precisa connotazione negativa: equivale al «corpo dominato dal Peccato». Detto in termini paolini, “corpo” equivale a “carne” e indica la persona priva dello Spirito e appartenente al vecchio mondo. L’unione e l’appartenenza a Cristo però non significa solo morte al Peccato, ma anche vita nuova. La partecipazione del battezzato alla morte e risurrezione è resa possibile dalla presenza vivificatrice dello Spirito (lo Spirito del Risorto).
L’affermazione successiva completa il quadro dell’esperienza di salvezza. Se è vero che già al presente il credente sperimenta la vita del nuovo mondo, altrettanto vero è che questa avrà la sua pienezza nella risurrezione finale. Essere fin d’ora abitazione dello Spirito vuol dire vedersi schiudere davanti un destino di Vita.
Sappiano i credenti di Roma che il traguardo a cui conduce l’esistenza “carnale” è la morte eterna, mentre la vita eterna arriderà all’uomo coerente con il suo essere “spirituale”.
Il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fiducia, mitezza, padronanza di sé (Galati 5).
Don Danilo