Le sofferenze del tempo presente e la gloria futura
Inserito il 10 Luglio 2011 alle ore 08:03 da Don Danilo BarleseSan Paolo insiste sul paradossale legame che unisce la glorificazione futura con il presente intessuto di sofferenze. La partecipazione all’eredità divina consiste, di fatto, nella condivisione del destino di Cristo crocifisso e glorificato: « eredi di Dio e coeredi di Cristo, se è vero che partecipiamo alla sua sofferenza per essere anche partecipi della sua gloria » (v.17).
I figli non hanno altra strada da percorrere se non quella del Figlio. La vicenda di Cristo diventa il criterio interpretativo per la storia di ogni persona.
Tra le sofferenze attuali e la glorificazione futura però non si dà un rapporto di equivalenza: c’è sproporzione ed eccedenza a favore della pienezza della vita futura. Questa non si limita a riscattare la tenebra del presente storico. Illuminerà invece il volto dei figli di Dio dello stesso splendore del risorto. Paradossalmente la Speranza cristiana è pianta che attecchisce sulla via crucis. «Ritengo infatti che le sofferenze del tempo presente non sono paragonabili alla gloria che deve, disvelarsi in noi» (v. 18): un versetto chiave che costituisce il quadro ideale del brano seguente. I versetti dal 19 al 25 formano una pagina di particolare importanza nelle lettere di Paolo per affrontare il significato e il legame tra vita presente e futura. Il tema centrale è quello dell’attesa della fine dei tempi, del compimento della storia. Paolo associa il cosmo all’atteggiamento soggettivo delle persone: sia il mondo che i credenti “aspettano” (stesso verbo). A suo avviso, c’è una reale solidarietà dell’universo con i credenti. Non solo: appare caratteristico l’oggetto di questa aspettativa. Non è soltanto attesa della venuta di Cristo. Il contenuto dell’attesa è antropologico: si tratta del disvelamento (rivelazione) dei figli di Dio, dell’adozione filiale dei credenti, del riscatto del loro corpo mortale (v. 23). Non priva d’importanza è anche la molteplice descrizione dell’attesa. Anzitutto, è definita in termini di sofferente e ardente tensione: l’universo è spinto da un’impaziente anelito, geme nella situazione di vuoto spirituale e di corruzione in cui si è venuto a trovare e soffre i dolori del parto; parimenti i cristiani gemono. In una parola, è in gioco una attesa attiva e dolorosa, non pigra né tranquilla. Nessun ottimismo facile dunque, ma una speranza all’ombra della croce. Restano tutte le contraddizioni della storia con le sue debolezze e impotenze. Solo che nascondono in sé la promessa di un estremo superamento a caro prezzo. Sì, perché i dolori che travagliano l’umanità non sono rantoli della morte, ma doglie di una nuova nascita.
Don Danilo