Bisogna fare la carità ai falsi?
Inserito il 5 Maggio 2013 alle ore 08:00 da Don Gianni AntoniazziNe stanno capitando di tutti i colori. Un uomo sulla cinquantina è venuto a chiedere i soldi del biglietto del viaggio per partecipare al funerale della mamma in una lontana parrocchia del Friuli
Verificando le cose, si è trovato che la madre era già morta e sepolta da un anno. Un altro ha chiesto un aiuto perché gli era stato rubato il portafoglio. Sentita al telefono, la sorella ha detto che questo tale ha sempre rubato in casa per spendere tutto al gioco e ha pregato vivamente di non dargli neanche un centesimo.
Gli esempi sarebbero numerosi, così che per aiutare una persona bisognosa l’unico modo è conoscerla in casa. Lo scrivo perché molta gente indirizza qui gli indigenti di Mestre. Una donna ci ha detto d’essere partita da Firenze con un neonato in braccio perché le avevano garantito che al resto avremmo pensato noi. Ma se non c’è la possibilità di verificare la richiesta non possiamo sostenere nessuno.
Una parola anche su chi si mette fuori della chiesa: come avrete visto è una persona, che si alterna con altre, per chiedere l’elemosina. La cosa è evidentemente gestita da una struttura che assegna di volta in volta i posti a ciascuno e poi spartisce il ricavato. A costoro non darei nulla. Anzi. In questi casi gli aiuti economici non giovano e non cambiano la vita. Semmai bisogna dare alimenti e gli abiti per superare l’emergenza. Una soluzione migliore mi sembrano i “gruppi di auto aiuto”, quelle piccole realtà quasi famigliari ove ci si sostiene a vicenda nel momento della fatica. Producono una relazione di fiducia che aiuta le persone a cambiare stile di vita.
don Gianni