Il blog di Carpenedo

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La vita della Comunità parrocchiale dei Ss. Gervasio e Protasio di Carpenedo

Pur con tanti mezzi parliamo da cani

Inserito il 11 Agosto 2013 alle ore 08:00 da Don Gianni Antoniazzi

Sempre più spesso arrivano mail, sms, comunicazioni e informazioni con contenuti rabbiosi. Urge un lavoro sulla comunicazione. Il Vangelo è l’esempio.

In questo periodo tutti chiedono sincerità e spontaneità. Ma comunicare è un’arte lunga decenni e la verità è frutto di ricerca appassionata. Anzitutto è necessario far chiarezza sulle emozioni, i sentimenti e i pensieri che custodiamo nell’intimo. Abbiamo bisogno talvolta di settimane, se non mesi o anni prima di capire quali siano le nostre opinioni più profonde. Per comunicare serve dunque pazienza ed esercizio, preparazione e competenza. È poi necessario prevedere le conseguenze del nostro linguaggio, perché quidquid recipitur ad modum recipientis recipitur (ciò che si recepisce lo si riceve secondo le capacità e le precomprensioni del ricevente): c’è dunque tutto lo spazio per la prudenza saggia ed equilibrata dell’uomo maturo, capace di calcolare l’esito del proprio intervento. Fino a qualche tempo fa si scriveva a carta e penna, prima in brutta e poi in bella grafia. Era poi necessario prendere un francobollo e imbucare una lettera. Un tempo piuttosto lungo e nel quale c’era la possibilità di farsi chiarezza sulle emozioni e correggersi un poco. Chi leggeva aveva un’immagine chiara della persona. Oggi il messaggio è immediato: non specchia la mente, ma riflette lo sfogo dell’istinto, talora rabbioso. Non edifica chi lo riceve e non testimonia la maturità di chi lo compone. Non è un linguaggio spontaneo ma istintivo, se non addirittura animalesco. I nuovi mezzi poi hanno un aspetto tremendo: ciò che è detto resta per sempre. E anche dopo decenni dimostrano il poco cervello dell’autore. Per questo la nostra società genera solitudini: il linguaggio è un urlo, nato senza i tempi della riflessione. Poco per volta ci si rende conto che un buon silenzio non fu mai scritto, e per questa ragione, nei 14 anni di seminario, prima di tutto si insegna al futuro sacerdote l’arte del silenzio, così rara nella polis attuale.

don Gianni

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