Il blog di Carpenedo

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La vita della Comunità parrocchiale dei Ss. Gervasio e Protasio di Carpenedo

Difficile restaurare se non c’è vita

Inserito il 22 Settembre 2013 alle ore 08:00 da Don Gianni Antoniazzi

Cade a pezzi una prestigiosa vetrata di San Giovanni e Paolo. Il responsabile diocesano chiede soldi allo Stato altrimenti Venezia sarà come Pompei. Però…

Che la Sovrintendenza non abbia un quattrino lo sapevamo. La parrocchia ha speso più di mezzo milione di euro per salvare la volta della chiesa e sistemare il tetto dal lato di via San Donà. Abbiamo dovuto far lavorare ditte “autorizzate” e il prezzo è lievitato. Ma neppure un euro di contributo da parte della Sovrintendenza. Anzi, proprio lei che deve curare i beni storici insiste perché si mantenga il moderno pavé sulla strada, causa prima di vibrazioni e di dissesto sulle strutture storiche.

Ma ci sono altre considerazioni da fare. In tempo di vacche magre molti enti necessitano di una seria “cura dimagrante” (anche la Chiesa, si capisce). Non serve licenziare i dipendenti, basta metterli nelle condizioni di lavorare. Spesso infatti sono ridotti a burocrati passacarte che tolgono energia al territorio al posto di conferire valore e forza all’ambiente. Forse anche la Sovrintendenza dovrebbe tornare su binari confacenti.

Secondo: col debito stellare (unico in Europa) lo stato italiano non può permettersi un respiro in più, semmai è doveroso stringere la cinghia. Ma c’è da chiedersi perché il turismo non possa almeno mantenere la bellezza del territorio. Forse i profitti sono gestiti più che dal comune, da alcuni privati che guardano al proprio interesse (non voglio certo offendere gondolieri, tassisti o albergatori).

Terzo. Venezia come Pompei? È già così. Da anni il centro storico trasformato in museo, è stanco, vecchio, in decadenza. “Contra factum non valet argumentum”: è finita la vitalità degli anni 60-70. Lo stato dei monumenti corrisponde ad una città che si sgretola. Una situazione che non è frutto del caso ma di scelte sbagliate. Troppi i treni persi per rimettersi adesso in carreggiata. Questo lo scrivo per noi di Carpenedo. Teniamo occhi aperti e mente sveglia: non ci capiti di ridurci allo stesso modo nell’arco di pochi decenni.

don Gianni

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