Il blog di Carpenedo

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La vita della Comunità parrocchiale dei Ss. Gervasio e Protasio di Carpenedo

L’apologia della petulanza

Inserito il 20 Ottobre 2013 alle ore 07:20 da Plinio Borghi

L’apologia della petulanza sembra trasparire da tutte e tre le letture di oggi: chiedete, non stancatevi di chiedere, pregate insistentemente e siate convinti che verrete ascoltati. Leggendo i brani in questione, mi sono tornati alla mente un paio di flash. Il pianto dei neonati quando vogliono qualcosa e tanto vanno avanti finché alla fine sei tu a cedere. Sembra impossibile, ma hanno una sorta di tempi istintivi, per cui se tu cedi dopo cinque minuti, la volta successiva piangono per sette e così via. Se non cedi, lo fanno sempre meno, finché al primo diniego la smettono. Cronometrato con entrambi i miei figli (a fatica). Il secondo flash si rifà ai tempi del mio lavoro in Quartiere nel campo dell’assistenza: quelli che bussavano a tutte le porte ottenevano più degli altri. Per evitare disparità, ci organizzammo da un lato per stanare i bisogni anche laddove non venivano evidenziati e dall’altro coinvolgendo tutte le associazioni assistenziali del territorio (a loro volta collegate con le loro omologhe di altri quartieri) in un unico comitato, così da evitare doppioni e sovrapposizioni. Ma allora perché gli esempi che la liturgia ci propone sollecitano invece un atteggiamento apparentemente così petulante? Il trucco sta nel fatto che le letture parlano di fede e di preghiera: sono questi gli elementi che salvano e ti fanno ottenere risposta, non un atteggiamento gretto e peregrino che mira solo ai bisogni contingenti. Mosè si fa tenere costantemente le braccia sollevate in preghiera, finché Israele vince contro Amalek; Paolo dice a Timoteo: “Rimani saldo in quello che hai imparato e di cui sei convinto… per la salvezza che si ottiene per mezzo della fede in Gesù Cristo”; Gesù così conclude la parabola del giudice infingardo che cede alle pressioni della vedova: “E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui?”. Ma attenzione: farà giustizia, cioè valuterà la genuinità della loro fede. Parafrasando il Papa: Dio non si stanca di ascoltarci, siamo noi che ci stanchiamo di pregare. Per questo mi mette l’angoscia il Gesù quasi sfiduciato che conclude l’episodio odierno dicendo: “Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?”. C’è da riflettere sul nostro comportamento ballerino.

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