Il blog di Carpenedo

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La vita della Comunità parrocchiale dei Ss. Gervasio e Protasio di Carpenedo

Meditazioni in libertà del 6 ottobre

Inserito il 4 Ottobre 2013 alle ore 09:23 da Plinio Borghi

La corrispondenza papale di cui s’è parlato in queste ultime settimane, che vede i due Papi rapportarsi a due miscredenti quali Scalfari e il mefistofelico Odifreddi, mi ha lasciato qualche perplessità, non tanto per il primo, molto rigoroso nel suo modo di porsi, quanto per il secondo, a mio avviso frivolo e sorpassato. Ma tant’è, non sono certo all’altezza di confutare le motivazioni di un sant’uomo illuminato come Benedetto XVI. Non mi dispiacciono tuttavia questi gesti di apertura e di confronto, come ho sempre apprezzato i frequenti dibattiti tra i nostri ex patriarca Scola ed ex sindaco Cacciari, perché mi fanno sentire fortunato per la fede che mi è stata donata. Cacciari in particolare non manca mai di sottolineare il suo rammarico per non possedere questo dono. In effetti, se osserviamo bene i rispettivi passaggi, di chi si converte e di chi perde invece questo originario riferimento, notiamo come i primi si sentano arricchiti di qualcosa che non avevano, stupiti di ciò che hanno scoperto, riconoscenti per la scelta che Dio ha compiuto su di loro, mentre i secondi si pongono in termini di rifiuto e contestazione, ben attenti (anche se spesso non ci riescono) a non rifluire in un’altra forma di religione che li “ingabbia” come prima. Che questi si siano impoveriti di qualcosa lo dicono gli stessi termini con cui si definiscono: atei (“a” privativa), non credenti, materialisti e così via. Nei credenti c’è però un pericolo: quello di usare la fede per ragioni contingenti, senza darle un respiro più ampio e una proiezione per la vita eterna. Con ciò rischiando di essere di fatto come gli altri. Lo diceva San Paolo domenica scorsa: “Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato e per la quale hai fatto la tua bella professione di fede”. Non c’è scampo, è una ricchezza peculiare che non possiamo sperperare. Conclude infatti Abacuc oggi: “Ecco, soccombe colui che non ha l’animo retto (ricorda la fedeltà alla voce della coscienza citata da Papa Francesco a Scalfari), mentre il giusto vivrà per la sua fede”. Conviene allora, visto che la nostra è meno di un granello di senapa, unirci agli Apostoli nel chiedere con convinzione a Gesù: “Aumenta la nostra fede!”

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