Realtà e futuro
Inserito il 24 Novembre 2013 alle ore 13:23 da Plinio BorghiRealtà e futuro si fondono entrambi nella festa di oggi, conclusiva dell’anno liturgico in corso: Gesù Cristo, Re dell’Universo. Che sia Re è una realtà incontrovertibile e lo rivendica Egli stesso a Ponzio Pilato: “Tu lo dici, io sono re”. Lo conferma al ladrone sulla croce, che lo supplica di ricordarsi di lui quando entrerà nel suo regno. Per questo, dice Gesù, sono nato (nel seno del Padre) e sono venuto a questo mondo (l’incarnazione): per essere Re. E tutto il Vangelo è imperniato sull’annuncio di questo Regno. Ma Gesù non si accontenta: vuole che tutti gli altri re gli siano sottomessi e tutti i popoli della terra ricondotti a Lui, affinché, solo allora, possa ritornare nella sua Gloria. Questa è la prospettiva futura e qui s’innesca l’obbligo dell’azione missionaria della Chiesa. “Benedirà il suo popolo nella pace”, recita oggi l’antifona alla Comunione. Questa pace così maltrattata e utopistica diventerà cosa reale quando la regalità del Figlio sarà totale. La situazione che stiamo vivendo, purtroppo, ci richiama di più al vangelo di domenica scorsa: guerre, pestilenze, terremoti, soprusi, popolo contro popolo e regno contro regno, persecuzioni e quant’altro, ma non sarà questa la fine del mondo; sono tutte cose che dovremo superare affinché si diffonda la pace vera. D’altra parte, se così non fosse, non avrebbe senso sottolineare ad ogni Eucarestia, nel sintetizzare il mistero della fede: “Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua resurrezione, nell’attesa della tua venuta”. Se lo diciamo convinti, dobbiamo esserlo anche rispetto al verificarsi delle condizioni affinché ciò avvenga ed operare con responsabilità in questa direzione, perché Gesù non ci ha detto di star seduti, calmi e tranquilli finché tutto succederà, bensì che siamo noi che dobbiamo farlo succedere e quindi dobbiamo gridare ai quattro venti la verità di cui siamo in possesso, a cominciare dal luogo in cui viviamo (che sta diventando sempre più terra di missione) fino ai confini della terra. Con questo spirito ci apriamo all’Avvento e, da soldati schierati al servizio del nostro Re, ripetiamo con più forza durante la Messa il riconoscimento che gli è dovuto: tuo è il regno, tua la potenza e la gloria nei secoli!