Il Porcellum è stato ucciso…
Inserito il 15 Dicembre 2013 alle ore 12:44 da Plinio BorghiIl Porcellum è stato ucciso. Era pure la stagione giusta per farlo, anche se l’unico a guadagnarci qualcosa per il momento è stato solo il Governo. Dicono che il bello del maiale è che non si butta via mai niente. Del nostro Porcellum invece sembra sia destino che rimanga ben poco. Ma se era così repellente per tutti, perché non l’hanno liquidato prima ed hanno subito l’onta che a farlo, prima volta nella storia per una legge elettorale, fossero i Giudici? E’ la medesima domanda che mi sono sempre posto nel passato per i Codici Civile e Penale, introdotti dal tanto vituperato Mussolini e con fatica, lentamente e mai del tutto modificati (mi ricordo le lotte sindacali e l’applicazione del famigerato Codice Rocco!!). La risposta è sempre quella: le porcate sono tali se ad usarle sono gli altri, ma quando tocca a noi fanno comodo. Quando una cosa nessuno la voleva eppure stava in piedi, i nostri padri latini solevano chiedersi: “Cui prodest?”, a chi porta vantaggio? A ciascuno la risposta, anche se la domanda in questo caso sembra abbastanza retorica. Oggi il Vangelo racconta di alcuni discepoli che Giovanni, incarcerato, manda a Gesù per chiedergli: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”. Il Maestro non risponde in forma diretta, ma si limita ad invitarli a riferire a Giovanni ciò che hanno visto: ciechi che acquistano la vista, storpi che camminano, lebbrosi guariti, sordi che odono, morti che risuscitano, la lieta novella annunciata ai poveri. Da queste opere, dai fatti concreti e preconizzati dai profeti si deduca la statura, la consistenza e l’identità di chi li compie, che non può che essere l’Unto da Dio. Torniamo allora per un attimo al discorso iniziale: se chi ci rappresenta opera in senso contrario a quello che afferma e quindi non tanto nell’interesse del Paese bensì del suo potere e le opere che compie o non compie lo stanno a dimostrare, può egli continuare a spacciarsi per nostro rappresentante, per l’unto dal popolo? Altra domanda retorica, che però stavolta implica almeno una preghiera, anzi una supplica, oltremodo consona al periodo che stiamo attraversando: l’attesa di Colui che deve venire. Ce la offre il salmo responsoriale di oggi: “Signore, vieni a salvarci!”