Giovanni il precursore…
Inserito il 19 Gennaio 2014 alle ore 13:06 da Plinio BorghiGiovanni il precursore è anche oggi alla ribalta, sebbene domenica scorsa avessimo concluso il tempo forte del Natale, e c’è per testimoniare ciò che durante il battesimo aveva visto: i cieli aprirsi, lo Spirito scendere sotto forma di colomba e la voce del Padre rivelare che Gesù era il Figlio amato nel quale si compiaceva. Il Battista indica il Messia che viene verso di lui come “l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo”. In due parole sintetizza la destinazione sacrificale del Salvatore e lo scopo della sua venuta fra noi: farsi peccato (come direbbe San Paolo) per riscattarci dal peccato stesso. C’era bisogno di questa ulteriore azione di Giovanni (il Maestro aveva già iniziato la sua predicazione) e perché il vangelo ce la propone? Beh, alla prima parte della domanda si può rispondere che il fedele messaggero è scrupoloso e non ritiene esaurito il suo ruolo, tanto è vero che anche dalla prigione in cui verrà successivamente rinchiuso, prima di essere decapitato, invia i suoi discepoli per accertarsi che quello sia veramente Colui che doveva venire o se dovevano aspettarne un altro (l’abbiamo letto nella terza d’Avvento). Alla seconda parte la risposta è affidata alle altre due letture: nella prima il Signore dice ad Isaia “Io ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza fino all’estremità della terra”, cioè a tutti; nella seconda Paolo si definisce apostolo di Cristo e afferma che non solo lui, ma anche il fratello Sòstene e tutti quelli che sono stati santificati in Cristo Gesù sono chiamati ad esserlo. In sostanza il messaggio della pericope di oggi è che ognuno di noi, chi nel ruolo di genitore, chi in quello di educatore o di responsabile o di semplice compagno di strada, è chiamato ad essere un Giovanni Battista. E come tale, testimone del Cristo e latore della buona novella, affinché la luce della fede non abbia mai a spegnersi, sia trasmessa con convinzione, ancorata a certezze da dimostrare non a parole, bensì attraverso l’esempio concreto, tanto credibile quanto trascinante, al punto di diventare talmente contagioso da innescare un’epidemia a livello mondiale. Se alla fine della nostra avventura terrena vi avremo contribuito, potremo dichiarare: “Missione compiuta!”.