Il blog di Carpenedo

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La vita della Comunità parrocchiale dei Ss. Gervasio e Protasio di Carpenedo

Quanta acqua questa autonomia

Inserito il 12 Gennaio 2014 alle ore 08:00 da Don Gianni Antoniazzi

Il primo e più difficile compito di un genitore è quello di guidare i figli alla competenza e alla autonomia: un passo prezioso per il loro futuro.

A Gosaldo abbiamo parlato di autonomia. Ho ascoltato gli interventi quasi incredulo e abbattuto.
Abbiamo giovani che potrebbero già essere buoni genitori. Hanno energie, fantasia, salute e intelligenza per contribuire in modo decisivo al superamento delle sfide contemporanee. Li riduciamo a comparse inutili, marionette prive di senso.

I nostri nonni, completata rapidamente la scuola, entravano nel mondo del lavoro e a 13-15 anni imparavano una forte autonomia. Presto erano uomini maturi, a 20 anni anche genitori. Ora la formazione dura 30 anni, l’inserimento nel lavoro è precario, la dipendenza dai genitori sembra eterna, l’autonomia personale un miraggio.

Da una parte avremmo bisogno di giovani molto responsabili, competenti nell’uso della tecnologia, capaci di vivere in ambienti ingannevoli, preparati nelle scelte, esperti nei valori. Dall’altra parte, al posto di sviluppare l’autonomia, trasformiamo i ragazzi in mammoni. In terza media, per esempio, per uscire da scuola serve la giustificazione firmata e la presenza fisica di un genitore. Qualche cosa di analogo accade alle superiori e anche oltre i 18 anni si chiede la convalida degli adulti per “presa visione”.

Nel ’78 era normale che un ragazzo di 10 anni potesse partire da Eraclea e andare a Venezia da solo per stare in Seminario intere settimane senza mai chiamare casa se non in casi estremi: mia madre legge e conferma. Fra qualche decennio, se continuiamo di questo passo, i nostri giovani dovranno andare a prendere i loro figli all’uscita dall’università e saranno costretti a tenerseli nel lettone fino ai 15 anni. Tutto perché vogliamo tutelarci da ogni responsabilità civile e penale. Sono le trappole giuridiche, infatti, ad impedire che i giovani sperimentino e crescano. Il problema sta qui: nessuno vuole responsabilità e in ogni circostanza gli avvocati cercano l’ago nel pagliaio. Di questo passo toglieremo i campi estivi per paura di denunce? Chiuderemo il patronato per evitare i rischi? Dovremo pagare assicurazioni stellari per muovere ogni passo? Se così fosse converrà lasciare i giovani sotto una campana di vetro. E a loro volta i nipoti saranno protetti fino a 50 anni.

A me pare che un rapporto di amore sincero debba rifiutare forme di dipendenza. Quando si vuol bene ad un ragazzo si desidera che diventi presto una quercia robusta. Lasciarlo bonsai è il peggiore dei disastri.

don Gianni

Una replica to “Quanta acqua questa autonomia”

  1. Commento numero 1 di Renata

    Caro don Gianni, in queste tue parole leggo delusione e amarezza per la gioventù che ci ritroviamo oggi nel ventesimo secolo.

    Sono d accordo con te su some si era una volta,liberi e senza tante preoccupazioni,genitori già a ventanni,io sono una di queste,consapevoli di mantenere una famiglia,capace di gestire un nucleo familiare,saper affrontare gli imprevisti della vita.

    Noto anch’ io con dispiacere che i giovani di oggi (in generale,chi più chi meno) sono ancora tanto mammoni,incapaci di prendere decisioni e ancor più a fare scelte .Dipendono ancora dai genitori … che ,non so, se per comodismo o per non aver rotture di scatole…assecondano.

    E’vero ,…. serve la firma del genitore e la sua presenza all’ uscita di scuola anche alle medie e la presa visione alle superiori,ma tu caro don Gianni sbagli a pensare….

    Prova a tornare indietro di ventanni,anche trenta….e dimmi:una volta il mondo esteriore era così come lo è adesso???Una volta si giocava liberamente per strada senza timore di auto che sfrecciavano,si stava a giocare fino a sera tarda senza timore di incontrare brutti ceffi che ti portavano via,si andava a passeggio da soli con gli amici senza timore di fare loschi incontri,senza timore di essere violentate.

    E’ il mondo di oggi che ci circonda a far sì che i genitori trattengano i propri figli sotto una campana di vetro.Perchè un figlio è un bene prezioso e anche se si parla con loro,anche se si cerca di aprire loro gli occhi sui pericoli,anche se si cerca di istruirli ,alla fine noi genitori abbiamo tanta paura.E ne hanno anche loro.

    Ecco perchè entrano in gioco le trappole giuridiche come le chiami tu.Perchè non ci sono altre soluzioni.

    E lasciamelo dire….i genitori di oggi non sono i genitori di ieri,proprio per colpa del mondo che ci circonda,non solo perchè ricco di marciume ma anche perchè si son persi i veri valori della vita ed esiste solo tanta tecnologia dove si perdono i contatti umani.