La lezione di economia…
Inserito il 2 Marzo 2014 alle ore 13:22 da Plinio BorghiLa lezione di economia che ci viene oggi dalla liturgia e dal vangelo in particolare cade a proposito, nello stesso momento in cui il nuovo Governo si accinge ad affrontare questa, tutto sommato, nuova esperienza, sempre che riesca ad uscire sempre indenne dalla “fossa dei leoni”. Chi ha seguito quest’ultima fase politica si è reso conto che il nodo più difficile da sciogliere è stato proprio quello dell’Economia, sia per l’aspetto strategico sia per la scelta del nuovo ministro.
In che modo una “linea” che ti dice di non pensare al domani, perché non sarai tu a determinarlo, che ti invita a non preoccuparti del vestito o del cibo, quando hai un Dio che sa dare un look siffatto ai gigli del campo e il necessario per sopravvivere anche al più piccolo degli uccellini, che ti sollecita ad una giustizia che non è di questo mondo può essere compatibile con l’esigenza dei programmi di governo, la rigidità di una contabilità o i vincoli di un patto di stabilità? Sembra piuttosto una spinta a vivere alla giornata, tanto nulla puoi fare più di quello che è già stabilito.
Niente di più falso: questa è la conclusione di chi non vuol leggere. In realtà Gesù intende farci alzare lo sguardo dalle nostre preoccupazioni contingenti, le quali non solo ci offuscano le alternative, ma ci limitano anche le prospettive. È uno stimolo alla pianificazione a lungo respiro, l’unica che può garantire risultati socialmente interessanti oltrecché spiritualmente appaganti, risultati che poi assolveranno anche alle esigenze del quotidiano. Viceversa correremmo il rischio di impelagarci in mille problemini contingenti, che già ci hanno condotto nella palude in cui ci troviamo, tanto per usare la similitudine del nuovo premier, senza lasciarci una benché minima valvola di sfogo.
Ce la faremo stavolta? Sì, se risulteremo amministratori fedeli, come ben precisa San Paolo e se sapremo confidare nel Signore, unica roccia cui aggrapparsi, come recita il salmo responsoriale. Intanto a Renzi suggerisco di pregare così, parafrasando la colletta di oggi: “Padre santo, sostienici con la forza del tuo Spirito, perché non ci lasciamo dominare dall’avidità e dall’egoismo, ma operiamo con piena fiducia per… il bene del Paese”. Al di là dei giuramenti formali, sarebbe già un buon primo passo avanti.