Non abbiamo più alibi…
Inserito il 13 Aprile 2014 alle ore 12:42 da Plinio BorghiNon abbiamo più alibi: la doppiezza che ci contraddistingue sovente è stata smascherata proprio dagli eventi che caratterizzano questa settimana, che inizia con la domenica delle Palme e che trova il suo epilogo con quella di Pasqua. Anche nel popolo ebraico di duemila anni fa si mentiva sapendo di mentire, specie da parte dei suoi rappresentanti, ma c’erano dalla loro due fattori: non avevano compreso e comunque il disegno di Dio si doveva compiere anche attraverso le ipocrisie di cui erano imbevuti. Pure Giuda è un bell’esempio di mente contorta, ma fu necessario e ad ogni modo si comportò meglio dei sacerdoti, perché capì l’equivoco e il rimorso lo annientò. Molti invece continuano a non capire o, meglio, a fingere di non capire. Certo, la croce non aiuta, perché è stato, è e sarà sempre il più grande segno di contraddizione. Abbiamo voglia noi di cantare al Venerdì Santo “Ecco il legno della Croce, dal quale è dipesa la salvezza del mondo”! Rimane il fatto che è un segno poco digeribile, un simbolo scomodo che continua a dare fastidio. Come pure, gratta gratta, è difficoltoso credere fino in fondo a quello che celebriamo il Giovedì Santo e che è il più bel regalo che Gesù possa averci fatto per rimanere in mezzo a noi concretamente: spesso assumiamo il Pane eucaristico con la medesima perplessità degli Apostoli seduti al tavolo dell’ultima cena! E fino a che punto saremmo disposti a spingerci se dovessimo difendere la nostra fede strenuamente? Fino alla morte? Oh, ce ne sono ancora che rischiano grosso per testimoniare e ancora ne muoiono a causa di contrasti religiosi, ma soccombono quasi sempre senza essere posti di fronte ad una alternativa. Tuttavia per i più esiste una nuova forma di martirio che è il dileggio, l’essere etichettati da creduloni se osiamo professare con decisione. Però oggi non c’è più spazio per titubare, benché cultura e benessere costituiscano delle grosse palle al piede che inibiscono gli slanci di fede. C’è stata una resurrezione che ha sancito la verità dei fatti accaduti e ci ha fornito una prospettiva fortemente discriminante: se ci limitiamo ad esaltarci solo fra quattro mura e poi ci defiliamo quando dobbiamo vivere in pubblico i fondamenti della carità, equivale a osannare prima e rinnegare poi e siamo tagliati fuori. Anche perché il Regno dei cieli è… open space!