Il blog di Carpenedo

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La vita della Comunità parrocchiale dei Ss. Gervasio e Protasio di Carpenedo

Lo strappo e l’attesa…

Inserito il 1 Giugno 2014 alle ore 12:48 da Plinio Borghi

Lo strappo e l’attesa sono i due poli all’interno dei quali si svolge tutta la nostra vicenda di Chiesa in cammino. Lo strappo è una sensazione puramente umana: ciò che l’occhio non vede o i sensi non percepiscono più è come se ci fosse stato tolto e, malgrado le rassicurazioni ricevute da Gesù che non ci avrebbe lasciati soli, ma sarebbe stato sempre con noi, fino alla fine del mondo, la nostra poca fede vacilla, non basta a sostituire tout court una presenza fisica. Basta però almeno per alimentare l’attesa, pure questa prettamente temporale, ma preludio di un ritorno che non avrà nulla di umano e soprattutto si prefigura come risolutivo. Tra questi due concetti sta tutto il senso della festa dell’Ascensione che oggi si celebra, sintetizzato proprio nell’Antifona d’ingresso. È la frase (fine I lettura, dagli Atti degli Apostoli) che l’Angelo rivolge ai discepoli che guardano attoniti verso l’alto: “Uomini di Galilea, perché fissate nel cielo lo sguardo? Come l’avete visto salire al cielo, così il Signore ritornerà”. L’invito non vale solo per gli astanti di allora, vale anche per noi se, per pigrizia o per sconforto, limitiamo la nostra attenzione solo verso l’alto, quasi alla ricerca di una giustificazione o di una panacea improponibili. Quel che conta invece è darci da fare per non farci cogliere impreparati a quel ritorno che, ho detto prima, sarà risolutivo. L’ambizione del Maestro si riassume in un paio di concetti: portare fino ai confini del mondo la lieta novella (missionarietà) e far sì che tutti osservino ciò che lui ci ha comandato (carità), noi per primi ovviamente. Se dovessimo fare un bilancio di duemila anni di questa strategia, è inutile dire che sarebbe deludente: non solo ci siamo lasciati soffiare il territorio da altri, sovente veri e propri millantatori, ma addirittura abbiamo ceduto terreno già conquistato, complice il cattivo esempio prodotto da un comportamento che ci ha visti spesso e volentieri l’un contro l’altro armati, gretti e attenti più al nostro tornaconto, lontani da apertura e accoglienza che stanno alla base dell’obbedienza ai due comandamenti che il Messia è venuto a portarci. Per fortuna non ci è stato fissato un termine, ma forse è peggio: il ritorno potrebbe avvenire in qualsiasi momento e farci cogliere impreparati sarebbe una vera iattura.

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