Il Redentore…
Inserito il 20 Luglio 2014 alle ore 12:52 da Plinio BorghiIl Redentore ha assunto nel tempo le caratteristiche di una festa patronale, complice probabilmente la stagione in cui cade la festa, il folk che lo accompagna o anche l’aver concentrato meglio il momento religioso in occasione della Madonna della Salute. Ciò non sminuisce il significato intrinseco del titolo di Redentore attribuito a Gesù, che è quello che maggiormente rappresenta il senso del progetto di Dio nei confronti dell’uomo, progetto che ha incluso proprio l’azione salvifica derivante dall’incarnazione, dall’annuncio del Regno, dalla morte e dalla resurrezione del Figlio. Quello stesso Figlio che oltre al compito di redimere avrà anche quello di dirimere (mi piace questo gioco di parole, quasi anagrammi l’una dell’altra) definitivamente l’umanità, quando tornerà nella sua Gloria. E questo concetto, guarda caso, si attaglia perfettamente con quello che è il tema della liturgia della XVI domenica del tempo ordinario, che oggi a Venezia lascia spazio al Redentore: la parabola della zizzania seminata nel campo dal nemico e che il padrone lascia crescere assieme al grano, riservandosi la dovuta divisione al momento della mietitura, quando la gramigna verrà separata e bruciata. L’allegoria non richiama solo l’eterna compresenza nel mondo del bene e del male, dualismo quanto mai necessario e che mette alla prova il livello di libertà e responsabilità dell’uomo, ma anche l’epilogo che dovrà vedere premiati coloro che avranno risposto al progetto sopra citato e castigati gli altri. Sarà proprio lo stesso Matteo, al famoso cap. 25 a specificare cosa doveva essere stato fatto (ogni volta che l’avrete o non l’avrete fatto a uno di loro, l’avrete o non l’avrete fatto a me). I riflettori sui campionati mondiali di calcio si sono spenti, anche se le polemiche non si sono ancora affievolite, ma il riferimento ci soccorre per dire che entrare nel Regno non è come sollevare trionfalmente una coppa: ce ne passa e ben vana sarebbe l’opera di redenzione se si riducesse a questo. Il Padre parte col principio e la volontà che tutti vincano, che tutti si salvino. Se saremo dannati, non sarà frutto di una perdita fortuita, ma di un rifiuto vero e proprio, soprattutto se si tiene conto di quanto Dio sia disposto a perdonarci, sempre, fino all’ultimo momento della nostra esistenza terrena. Dopo è troppo tardi.