Un senso di sconforto…
Inserito il 29 Marzo 2015 alle ore 12:25 da Plinio BorghiUn senso di sconforto ti pervade sul piano umano in questo periodo forte della liturgia che va dalla Domenica delle Palme al Venerdì Santo. Non è tanto la ripetuta lettura della Passione a provocarlo, pur essendo questa di una suggestione unica, quanto la sequenza dei fatti, gli atteggiamenti della gente, la falsità, la protervia del potere, il tradimento, l’ignavia dei capi religiosi e di chi è chiamato a giudicare, il constatare che nel tempo queste cose continuano a ripetersi e non si vede ombra di rimedio. Oh, per quanto riguarda il Messia, tutto ciò doveva accadere affinché si compisse il progetto di salvezza; ma che desolazione! Anche quei pochi flash apparentemente festosi, come potrebbero definirsi l’ingresso in Gerusalemme e la Cena con gli apostoli, nascondono vacuità, trama e sotterfugio. Gesù non s’illude, ovvio, perché sa. Sa che quella gente festosa di lì a poco reclamerà la sua crocifissione; sa che fra i suoi commensali si annida il subdolo fedifrago. Sa pure che la sua missione gli richiede di spremersi fino all’ultima goccia. Eppure la sua natura umana soccombe sudando sangue nell’orto del Getsemani e gridando sulla croce: “Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?”. Eppure era Lui che insisteva che il chicco di grano doveva morire per dare frutto; era Lui che prediceva che solo innalzato avrebbe attirato gli sguardi di tutti; era Lui che apostrofò Pietro come “Satana” quando lo voleva distogliere dalla sua missione. Certo, dal punto di vista spirituale dobbiamo ammettere che l’eredità è stata grande e ci mancherebbe! La sua morte, passaggio obbligatorio per la resurrezione, il lungo discorso verso il Monte degli Ulivi, riportato nel Vangelo di Giovanni, l’incomparabile regalo della sua costante presenza fra noi sotto le specie del pane e del vino (“fate questo in memoria di me”) sono beni incomparabili. Li meritiamo o siamo eredi indegni di cotanta attenzione? Per fortuna, consegnando a Pietro le chiavi del Regno dei cieli, ci ha dato anche lo strumento utile per rimediare. Infatti, l’anno giubilare appena proclamato dal Papa è dedicato all’infinita misericordia del Padre: la Chiesa deve rimuovere ogni atteggiamento di chiusura e di conseguente sconforto e infondere a tutti i livelli la fiducia che nessuno è escluso dall’azione salvifica. Approfittiamone.