“Stavolta se ciamemo fora…”
Inserito il 26 Aprile 2015 alle ore 12:03 da Plinio Borghi“Stavolta se ciamemo fora, xe robe che no ne toca”, verrebbe spontaneo premettere, visto l’argomento della liturgia di oggi, tutta rivolta alla figura del Buon Pastore. Sì, va bene, indirettamente c’entriamo pure, in quanto pecorelle, ma qui ci sono richiami che riguardano coloro che hanno in cura le anime, dai preti in su. È loro compito amarle, conoscerle ad una ad una, dare la vita per loro, non essere mercenari nel gestirle. Gesù parlava di sé, ma era chiaro che in quel discorso stava coinvolgendo gli apostoli e quelli che lo avrebbero poi rappresentato. Non sempre ci sono riusciti al meglio, lo sappiamo, anche loro sono uomini fallaci come tutti noi, ma quel che conta è che non demordano e che il richiamo sia sempre vivo. E poi non è Papa Francesco che continua a dire che i pastori devono portare addosso l’odore del proprio gregge, cioè farsi carico delle angosce di quanti sono loro affidati, vivendo con loro, uscendo dalle sacrestie, decentrando la Chiesa in periferia per combattere le battaglie dei diseredati. Giusto, e noi siamo qui ad attenderli per condividere la nostra povertà… bla.. bla.. bla.. Sarebbe comodo, eh?, che le cose stessero così! Troppo comodo. Talvolta ci proviamo e ci ergiamo a giudici, specie se le parole dei nostri pastori ci infastidiscono, ci interpellano, ci mettono in crisi; magari li accusiamo d’ingerenza. Quanto siamo maldestri! Il Maestro non ce l’aveva solo con alcuni, solo con la gerarchia: il dito è puntato su tutti. È pastore anche chi sotto qualsiasi forma e in qualsiasi campo ha in affidamento gli altri, a partire da mariti e mogli, dai padri (o madri) di famiglia, da chi opera nel pubblico impiego, nei servizi, nel campo sanitario, nel volontariato, nel sindacato, nella politica, nell’ordine pubblico e giudiziario, nell’Amministrazione del bene pubblico, come del condominio, insomma tutti. Tutti siamo tenuti ad aver cura gli uni degli altri, ad amarli come il Cristo ci ha amati. Siamo tutti pecorelle e pastori nello stesso tempo e di conseguenza se vogliamo essere credibili dobbiamo portarci addosso non solo il nostro odore, ma anche quello degli altri. Significa che se al nostro olfatto arriva solo il proprio odore, siamo lontani socialmente e moralmente. Allora da vili chiamiamoci pure fuori, ma abbiamo almeno il pudore di non pretendere che siano altri a doverci venire incontro.