In ritardo col presente
Inserito il 27 Maggio 2015 alle ore 17:55 da Don Gianni AntoniazziSiamo la società del ritardo e della corsa. Burocrazia e pigrizie pubbliche rallentano opere e aiuti. Ma anche rabbia e distrazioni inutili ci fanno perdere tempo prezioso
Sta per finire il tempo della scuola. Presto si apre quello scandito dai ritmi dell’estate. Viviamo comunque di corsa, ammalati dalla patologia del tempo che non è più nostro.
Per l’accelerazione continua dei ritmi non abbiamo tempo né per la memoria del passato né per vigilare il futuro. Ci sentiamo schiacciati sul presente. È una sensazione diffusa: attraversa tutte le età della vita.
I ritardi sono molteplici: dai mezzi di trasporto alle decisioni per la vita, dall’ingresso a scuola agli appuntamenti con gli amici. Sembra che oramai facciamo fatica ovunque. Anche in chiesa la domenica tanti arrivano un poco in ritardo, qualunque sia l’orario per l’inizio della preghiera. Sempre in debito di tempo rischiamo di perdere le radici: quelle della famiglia e del nostro popolo, ricco di esperienza e di cultura. Viviamo il tempo come una realtà spezzata anche dentro noi stessi: perennemente scalzati dalla nostra profondità. Meglio sarebbe togliere di mezzo ciò che ci ruba il tempo senza riempirlo: la molteplicità degli svaghi virtuali, la serie di interessi smodati, l’incredibile ventaglio di relazioni superficiali costruite sui social-media. Il Vangelo ha insegnato un’austerità nel possesso. L’uomo moderno ha bisogno di essere austero anche nel tempo. Non si vive quando ci sono tanti impegni, ma quando ci sono quelli veri.
L’estate deve restituirci spazi di profondità, di raccoglimento e di preghiera, così da essere noi soggetti e non vittime del passare dei giorni.
don Gianni