Il blog di Carpenedo

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La vita della Comunità parrocchiale dei Ss. Gervasio e Protasio di Carpenedo

Sono piuttosto sconcertato…

Inserito il 12 Luglio 2015 alle ore 12:19 da Plinio Borghi

Sono piuttosto sconcertato nel mettere a confronto le nostre partenze con le direttive che Gesù, come riferisce il vangelo di oggi, impartisce ai suoi. Specialmente in questo periodo di grandi manovre per le vacanze, vedi transitare automobili riempite di tutto, dentro e fuori, e magari con traino di carrelli, roulotte e quant’altro. Sarei spinto a chiedere per quanti giorni dovrebbe servire tutta quella roba! So per esperienza personale che, nemmeno se ti sforzi, arrivi ad usarne la metà, ma il timore di non avere appresso qualcosa che poi ti potrebbe servire è troppo forte, per cui ogni partenza si trasforma in un mezzo trasloco. L’unico deterrente, a volte, diventa l’aereo, che ti impone limiti di peso, pena rincari salatissimi per ogni chilo in più; ma anche qui tenti il massimo, non un grammo di meno, giostrando la distribuzione tra il bagaglio spedito e quello a mano, nel peso del quale tenti disperatamente di far escludere dal novero macchina fotografica, telecamera, obiettivi, ricambi, magari anche il treppiede.. E allora, perché il Maestro invia quei poveri discepoli inibendo loro una seconda tunica, un po’ di pane, una sacca e addirittura un po’ di denaro per fornirsi strada facendo di quel che serve? Era sottinteso che dovessero vivere “a scrocco”? Evidentemente il loro bagaglio era dentro di loro, era tutto ciò che avevano appreso e che ora si accingevano a trasmettere, era la buona novella, erano le guarigioni che avrebbero avuto il potere di compiere, era la fede che avrebbero profetizzato. In cambio potevano tirare avanti di carità e ospitalità, ma senza adagiarvisi: quand’era ora dovevano proseguire senza indugi. Sapremmo fare altrettanto? Mah! Eppure anche noi siamo chiamati a fare i “profeti”, che, stando al senso etimologico del termine, vuol dire solo dare il buon esempio affinché gli altri ne vengano stimolati, come è successo all’Amos descritto nella prima lettura, al quale, semplice pastore, il Signore disse: “Va’, profetizza al mio popolo Israele”. Altrimenti, se non partecipato, il nostro patrimonio interiore non serve e si inaridisce. Una cosa non ho capito: se tutti i profeti hanno sempre agito singolarmente, Giovanni Battista e Messia compresi, perché Gesù li invia a due a due? Una risposta plausibile potrebbe essere il senso dell’umiltà e quindi del reciproco sostegno, in attesa di avere come compagno lo Spirito Santo, che consentirà loro di essere più autonomi, come dopo in effetti avverrà. Qualche biblista o esegeta me ne dia conferma e gliene sarò grato.

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