Il blog di Carpenedo

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La vita della Comunità parrocchiale dei Ss. Gervasio e Protasio di Carpenedo

La fine del grillo parlante…

Inserito il 20 Settembre 2015 alle ore 12:11 da Plinio Borghi

La fine del grillo parlante di collodiana memoria, schiacciato sul muro con una martellata infertagli da quella perla di verità che era Pinocchio, rimarrà per sempre l’emblema del fastidio che provoca chi è nel giusto. Ognuno di noi è senz’altro testimone o protagonista di qualche episodio di tal specie, frutto di un atteggiamento sociale da sempre presente, se la prima lettura di oggi, dal libro della Sapienza, inizia proprio con queste parole: “Tendiamo insidie al giusto, che per noi è d’incomodo..”. Quando mi affacciai al mondo del lavoro, assieme ad altri giovani e volonterosi, venimmo tosto ripresi per eccesso di zelo, dato che la nostra alacrità metteva in cattiva luce l’andamento lento degli altri veterani (eravamo nel pubblico impiego, ma non credo che nel privato sarebbe andata tanto diversamente!). Non ci adeguammo del tutto, ma dovemmo abbassare un po’ i toni per evitare guerre inutili. D’altra parte la lettera di San Giacomo, nella seconda lettura, riprende: “Fratelli miei, dove c’è gelosia e spirito di contesa, c’è disordine e ogni sorta di cattive azioni”, per cui essere di stimolo va bene, ma provocare ad arte diventa controproducente. Mi è rimasta impressa la filippica nel film “Scipione, detto anche l’africano” (forse l’ho già citata), durante la quale Catone, interpretato da Vittorio Gassman, dice al protagonista (Mastroianni) che se si vuol vivere tranquilli, nella società, non bisogna mai essere peggiori degli altri, ma neppure migliori: uguali. Squallido, eppure innegabile. Per fortuna Gesù, nel Vangelo, ci offre ancora una volta lo spunto per superare l’impasse e va oltre la critica e oltre la provocazione. Anche gli Apostoli, infatti, non erano esenti dalla tentazione di primeggiare o di non sentirsi sufficientemente valorizzati; il Maestro li coglie in castagna mentre ne discutono e, ripresi, tacciono (tipica reazione di chi viene sgamato!). Ed Egli, che ovviamente sapeva, taglia la testa al toro dicendo: “Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti”. Non è un argomento nuovo e in più di qualche circostanza Gesù stesso ne darà esempio concreto, come nell’ultima cena, quando laverà i piedi a tutti. D’altronde, volgendo l’attenzione ai piccoli, agli sprovveduti, agli ultimi, facendoci noi stessi piccoli, sprovveduti e ultimi, ben difficilmente susciteremo invidia negli altri e il fatto che solo così possiamo incontrare il Cristo e conoscere il Padre che l’ha mandato non è proprio secondario!

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