Il blog di Carpenedo

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La vita della Comunità parrocchiale dei Ss. Gervasio e Protasio di Carpenedo

Una verifica ciclica…

Inserito il 13 Settembre 2015 alle ore 12:03 da Plinio Borghi

Una verifica ciclica delle nostre impostazioni è quanto mai opportuna, a prescindere da quali siano gli ambiti d’impegno. Per chi si occupa di investimenti o attività economiche in genere, diventa addirittura obbligatoria, pena mandare a scatafascio ogni prospettiva. All’inizio del nostro cammino di vita era la scuola che vi provvedeva, non solo con scrutini ed esami, ma anche riformando e riadattando i vari percorsi alle mutate esigenze. Col crescere dell’età e il crearsi di una propria coscienza nei vari campi, lavoro compreso, siamo direttamente chiamati ad effettuare scelte che di volta in volta richiedono conferme ovvero svolte, più o meno radicali. Se no, c’è l’appiattimento più becero e ridurremmo la vita ad una mera routine. Chi poi ha una professione o un incarico soggetto al giudizio del pubblico non può limitarsi ad una verifica personale, ma deve per forza tastare il terreno prima di assumere decisioni importanti che lo riguardano. È umano. E Gesù, sulla cui umanità non c’è dubbio, segue anch’egli questa strada e ce ne dà un esempio oggi, quando chiede ai discepoli: “Chi dice la gente che io sia?”. Forse era un pretesto per provocare, allora come ora, una nostra analisi: “Ma voi, chi dite che io sia?”. Come dire: siete sicuri di conoscermi bene? È un po’ il richiamo di un paio di domeniche fa, quanto lamentava che troppo spesso lo lodiamo con la bocca, ma non col cuore. Infatti, nel giro di una manciata di minuti, Pietro, che ci rappresenta sempre al meglio, prima lo qualifica per quello che è, cioè il Cristo, ma poi, udito ciò che gli sarebbe toccato, cerca di dissuaderlo dall’eseguire la volontà del Padre e si becca del “Satana”. Credere che Gesù sia il Cristo, spiega poi il Maestro, significa rinnegare sé stessi, prendere anche noi la propria croce e seguirlo, pena, in caso contrario, perdere la propria vita. L’Apostolo Giacomo nella sua lettera ci spiega su che cosa dobbiamo verificarci, la misura dell’effettiva sequela: sono le opere; la fede da sola non basta, senza le opere non salva, anzi, è morta. L’occasione dell’accoglienza, propugnata dal Papa e di recente sollecitata dal Patriarca perché sia concreta, è una prova del nove: non basta dire va, mangia e vestiti. Devi provvedere tu, dice San Giacomo. E giacché il fenomeno in atto non può più definirsi emergenza, non basta tamponare: occorre anche una programmazione, che Governo ed Europa si ostinano a non fare.

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