Il blog di Carpenedo

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La vita della Comunità parrocchiale dei Ss. Gervasio e Protasio di Carpenedo

Il caso Valeria Solesin…

Inserito il 6 Dicembre 2015 alle ore 12:37 da Plinio Borghi

Il caso Valeria Solesin, a riflettori spenti, lascia ai suoi cari lo spazio per metabolizzare, come succede sempre in questi frangenti, la perdita irreparabile e a tutti noi parecchi spunti su cui riflettere. Mai funerale civile di persona qualunque ha suscitato tanto consenso e partecipazione come stavolta, mai ha registrato una consistente presenza ufficiale di autorità religiose, né tanto meno si sono mai visti in contemporanea interventi univoci di cristiani, ebrei e musulmani. Siamo d’accordo che il contesto che disgraziatamente l’ha resa protagonista è stato tale da richiedere una massiccia e forte risposta: se fosse morta soltanto cadendo dalla bicicletta tutto ciò non sarebbe passato per la testa a nessuno, ferma restando comunque inalterata la bellezza della sua figura. Invece coincidenza ha voluto che un solo colpo facesse vittima proprio lei, unica italiana coinvolta, persona di una certa statura, con due genitori invidiabili per la forza, la compostezza e la determinazione che hanno dimostrato, inducendoci così a delle scelte che ci hanno stanati e costretti ad uscire allo scoperto con il massimo della rappresentanza in campo civile, ma soprattutto con l’autorevole dimostrazione di coerenza in campo religioso, dove finalmente l’Islam ufficiale ha preso fermamente le distanze da chi pretende di compiere simili nefandezze in nome di Dio (maledetti, li ha stranamente e decisamente definiti il Papa, ma l’invettiva era chiaro che non era solo per l’Isis: non era stato meno duro con gli appartenenti a mafia, ‘ndrangheta e camorra!). I fatti hanno posto l’attenzione anche sulle molteplici strade che conducono alla verità, della quale nessuno è detentore esclusivo e quindi tutte strade buone se percorse con rigore e umiltà. Nessuna, però, è priva di ostacoli e difficoltà che spesso possono sembrarci insormontabili e non a caso proprio oggi Giovanni Battista ci dice che, se vogliamo veramente arrivare alla meta, le colline vanno spianate e gli avvallamenti riempiti. Pensare di farcela da soli, superando le une e gli altri è arduo, dispendioso e potrebbe rivelarsi in definitiva inconcludente. L’Avvento serve proprio a questo: a un bel bagno di umiltà, a prendere atto della nostra fragilità, a prepararci alla massima apertura per camminare con tutti. Guarda caso, esattamente come ha fatto Gesù con la sua incarnazione.

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