Il blog di Carpenedo

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La vita della Comunità parrocchiale dei Ss. Gervasio e Protasio di Carpenedo

La dicotomia di Paolo

Inserito il 21 Febbraio 2016 alle ore 11:16 da Plinio Borghi

La dicotomia di Paolo, contenuta nella seconda lettura di oggi, ci fa toccare con mano il senso di una Trasfigurazione di Gesù, fin troppo celebrata e settimanalmente ricordata (è il quarto mistero della Luce nel santo Rosario del giovedì). Agli Apostoli è sfuggito al momento il senso di quanto è successo in cima al monte Tabor, ma l’hanno ben recuperato dopo la Resurrezione, anche se, nell’immaginario collettivo, quell’episodio prefigura qualcosa che riguarderà anche noi, quando a nostra volta ci ricongiungeremo col nostro corpo, allora glorioso. San Paolo invece vuol farci capire che il processo è già iniziato mediante il Battesimo, anche se la nostra natura umana ci costringe a porci costantemente di fronte ad una scelta: se ragionare con la pancia o con l’anima, se rispondere agli stimoli, apparentemente ben più tangibili e appetibili, che la vita terrena ci presenta o se rimanere “saldi nel Signore”, come abbiamo imparato, con tutte le prospettive che questo ci offre. Non è la scelta dell’uovo oggi o la gallina domani, come erroneamente potrebbe sembrare, bensì la scelta immediata tra l’uovo e la gallina. Certo che affrontare un uovo e una gallina son due cose diverse; anche sul piano pratico cibarsi del primo è un attimo, mentre la seconda richiede una preparazione più elaborata, più impegnativa; ma vuoi mettere poi la soddisfazione e l’appagamento nutritivo! Ciò nonostante l’effimero è troppo a portata di mano, non richiede sforzo e ci attrae fino al punto da rinnegare anche la trasformazione di cui siamo stati oggetto, la figliolanza di Dio, arrivando perfino, dice sempre san Paolo, a vantarci di ciò di cui dovremmo vergognarci e a rischiare la perdizione. Penso che sia per tale ragione che questo ulteriore elemento rivelativo della Trasfigurazione, al quale è già dedicata una festa particolare il 6 di agosto, sia rimasto anche nella liturgia della Quaresima: il periodo è troppo ghiotto e utile a momenti di revisione del nostro rapporto complessivo con la Parola (Gesù), col Padre (che ancora una volta si riconosce in Essa e ci invita ad ascoltarla), con noi stessi e col prossimo, per lasciar perdere l’occasione di verificare tutte le “saldature” con una realtà così ricca “già oggi” di tutto il bene di cui siamo eredi, anche se “non ancora” ottenuto nella pienezza che ci spetterà a tempo debito. Vogliamo approfittarne o correre il rischio di rimanere con qualche pezzo in mano, causa “scollatura”?

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