Il blog di Carpenedo

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La vita della Comunità parrocchiale dei Ss. Gervasio e Protasio di Carpenedo

Paura e turbamento

Inserito il 1 Maggio 2016 alle ore 12:31 da Plinio Borghi

Paura e turbamento sono l’anticamera dello sconcerto e dell’avvilimento. Succede spesso di verificarlo nell’affrontare le vicissitudini della vita. A volte il passaggio è preceduto dalla titubanza e dall’incertezza, se entra in campo l’incognito, la scarsa percezione di quello che deve avvenire. Il tutto è accompagnato di norma da uno stato di ansia. Succede quando c’è da affrontare qualcosa per la quale pensiamo di non essere all’altezza (dal semplice andar per strada in momenti o luoghi critici al dover rendere testimonianza delle nostre convinzioni e della nostra fede), quando salutiamo qualcuno che se ne sta andando (da quello che parte per un viaggio lontano che lo impegnerà per lungo tempo a colui che ci è caro e sta concludendo la sua vita terrena) o quando ci accingiamo a concludere un’esperienza e sappiamo che verranno meno, nel prosieguo, legami e punti di riferimento. Ricordo ancora come fosse ieri la ripetuta esortazione del Papa San Giovanni Paolo II: “Non abbiate paura!”. Ebbene, anche gli apostoli hanno vissuto tutti i sentimenti anzidetti, sia durante il lungo discorso testamentario che il vangelo sta riportando in queste domeniche, sia durante la passione di Gesù, seguita dalla sua morte, come dopo, quando non riuscivano a realizzare la sua Resurrezione (ricordiamo lo sconcerto dei discepoli di Emmaus e lo scetticismo di alcuni dei dodici che, non sapendo cosa fare, sono tornati a pescare). Nonostante tutte le raccomandazioni (“Non sia turbato il vostro cuore e non abbiate timore”), non sarà diverso nemmeno dopo l’Ascensione, che celebreremo domenica prossima. È naturale che sia così, hai poco da raccomandare o da essere rassicurato (“se mi amaste, vi rallegrereste”): è nella natura umana mantenere l’apprensione finché non hai acquisito le certezze necessarie, che possono essere la cessazione di un’attesa (un ritorno), una guarigione, un mettere le mani su un bene a pieno titolo e così via. Lo sapeva anche il Maestro che non sarebbe bastata la pacca sulla spalla e annuncia quella che diventerà la chiave di volta del progetto di salvezza, quella che aprirà le menti alla comprensione e quindi alla consapevolezza, fatta prima di tutto di speranza (e cioè l’opposto della disperazione): la venuta dello Spirito Santo. Ecco il riassunto di ogni aspettativa, il perno di ogni prospettiva. Lo è stato allora per gli apostoli, siamo capaci di farlo diventare anche per noi?

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