Fermarsi ogni tanto
Inserito il 19 Giugno 2016 alle ore 11:53 da Plinio BorghiFermarsi ogni tanto per far mente locale e coordinare un po’ le idee non è affatto una perdita di tempo. Lo si fa abitualmente nella gestione delle aziende, per fare il punto sull’andamento e correggere impostazioni e obiettivi al fine di migliorare, laddove è possibile, l’efficienza e la produttività, nell’interesse di tutti. È una cosa necessaria, altrimenti si rischia di perpetuare situazioni anomale se non addirittura di andare alla deriva. Perché non farlo, a maggior ragione e per gli stessi motivi, anche con noi stessi? Molti lo praticano nel campo della salute, attraverso i check up; la stessa procedura deve valere per la mente e lo spirito, per le idee e gli obiettivi di vita, per i comportamenti e i valori, per gli affetti e i rapporti con gli altri in genere, per i principi e la fede stessa. Qualcuno trova utile affidarsi agli esercizi spirituali, altri ad un cadenzato ricorso alla Confessione: i sistemi sono tanti, quel che conta è che siano condotti con serietà e sincerità. Anche Gesù ci viene presentato oggi in uno di questi momenti di “verifica”, mentre era appartato con i suoi discepoli a pregare (anche la preghiera richiede sempre un attimo di meditazione e di riflessione). Era già trascorso un buon periodo della sua predicazione e si apprestava a vivere il momento della trasfigurazione sul Tabor, prima di avviare la fase più cruciale con il suo ingresso in Gerusalemme. Miracoli e discorsi impegnativi s’erano abbondantemente accavallati, per cui, quasi con nonchalance, chiede agli astanti: “Chi sono io secondo la gente?”. Normale, com’è normale che gli estranei possano averlo valutato in vari modi. Erode stesso, poco prima, si rodeva all’idea di chi fosse; temeva un Giovanni redivivo. Sennonché qui parte la botta giusta: “Ma voi, chi dite che io sia?”. Ecco la provocazione, l’invito a fermarsi, perché ancora oggi questo quesito ci interpella di brutto. Pietro, come al solito, risponde di getto e il Maestro, con pazienza, gli preannuncia allora tutto quello che “il Cristo di Dio”, come l’apostolo l’ha definito, dovrà subire, proprio perché tale. In sostanza, però, fa capire che è una prospettiva anche per chi lo sta seguendo e sarà questo che riscatterà la loro vita effettiva. La conclusione vale anche per noi: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, la salverà”. Ce n’è da riflettere, per dare la giusta graduatoria alle nostre priorità.