Il blog di Carpenedo

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La vita della Comunità parrocchiale dei Ss. Gervasio e Protasio di Carpenedo

L’omissione di soccorso

Inserito il 10 Luglio 2016 alle ore 11:57 da Plinio Borghi

L’omissione di soccorso, recentemente rivisitata anche dal nostro legislatore, non dev’essere mai stata un problema secondario né relegata ad un ristretto numero di individui poco educati e non propensi ad assumersi le dovute responsabilità. Tanto è vero che spesso, quando vengono pizzicati, ci si meraviglia che “proprio loro” abbiano potuto agire con tale indifferenza, specie se questa è stata poi determinante per la vita della vittima. È pur vero che, e non solo oggi, non si sa mai di chi fidarsi, viste le sceneggiate e gli inganni messi in atto da truffatori che si fingono accidentati per indurti a fermarti e quindi sopraffarti e derubarti, senza contare quante volte si ha a che fare con sbandati autolesionisti. Non parliamo poi delle “rogne” cui vai incontro con gli inquirenti stessi, pur se coinvolto anche solo indirettamente in un incidente. Tuttavia, nulla di tutto ciò può esimerci dall’obbligo civile e morale di provvedere in qualche modo a prestare soccorso a chi è in pericolo, a maggior ragione se è stata la nostra negligenza a provocarlo. Ecco perché, fra l’altro, siamo tenuti a prenderci cura dei migranti che naufragano, pur sapendo che lo fanno apposta a mettersi in difficoltà o che sono addirittura strumentalizzati. Se poi ci mettiamo la ciliegina sulla torta di come dovremmo noi credenti rapportarci col nostro prossimo, ogni dubbio in proposito è fugato. Ed è proprio questo che Gesù ci vuol far capire con la nota parabola del buon samaritano, in lettura oggi e che non lascia appiglio alcuno a scuse. Gli ingredienti per riflettere ci sono tutti: l’aggredito dai banditi, il levita  e il sacerdote che passano oltre, il più estraneo che, mosso a compassione, si ferma a soccorrere, non solo, ma avendone anche la possibilità economica, se ne prende personalmente cura. Perché quei due, peraltro maggiormente deputati ad intervenire, non hanno fatto altrettanto? Per tutte le ragioni che abbiamo detto prima: fastidio, diffidenza, paura, scarso senso del dovere, ignavia. D’altronde il Maestro stava parando la solita bordata del saccente dottore della legge che lo voleva mettere alla prova e non poteva quindi lasciare spiraglio alcuno: ogni legge e comandamento si riassume nell’amare Dio e il prossimo con tutto te stesso. Anche il suo testamento si riassume nelle parole dell’odierno Canto al Vangelo: “Vi do un Comandamento nuovo, dice il Signore: che vi amiate a vicenda come io ho amato voi”. Anche per noi non c’è scampo e ogni scusa è solo pretestuosa.

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