La vita è uno sforzo continuo…
Inserito il 21 Agosto 2016 alle ore 11:44 da Plinio BorghiLa vita è uno sforzo continuo, da quando veniamo alla luce fino al momento in cui siamo chiamati a lasciarla. Della serie: chi si ferma è perduto. Non ci sono ambito o condizione che ci esimano dal farci largo tra mille sfide, mille difficoltà, mille peripezie. Poi, per taluno ce ne potranno essere un po’ meno e per tal altro qualcuna in più a seconda delle agevolazioni o dei “talenti” di cui è in possesso, ma la tensione e l’impegno non possono flettere se vogliamo darci degli obiettivi e migliorare. Non credo ci sia chi tende a peggiorare o a fallire. Anche uno che ha molto deve faticare, forse più degli altri, per mantenere una certa quota: non farlo significa essere già in perdita, qualsiasi possa essere il livello (economico o altro) su cui poggia. Chi non è su questa lunghezza d’onda, ha già rinunciato a priori a vivere e difficilmente potrà trovare porte aperte o strade in discesa. E stiamo parlando solo di questa vita, quella terrena, così breve, così effimera, così volatile, un battito di ciglia rispetto al tempo finito in cui la nostra esistenza è inserita. Figurarsi per conquistare quella eterna se vale il contrario! Anche una logica semplice arriverebbe alla conclusione che non può essere così. Infatti, Gesù oggi, disattendendo una domanda mirata a quantificare coloro che si salveranno, risponde decisamente: “Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno”. In sostanza il Maestro ne fa una questione di qualità: quanto più ci saremo concentrati nella giusta direzione e quanto più ci saremo impegnati nella sequela della sua parola, tanto più beccheremo la porta aperta per accedere al banchetto che ci attende. Attenzione, il termine sforzo non è sinonimo di fatica fisica, né si tratta di adempiere a pure formalità: è tensione mentale e risposta concreta. Il cap. 25 di Matteo a tal proposito è molto chiaro: quando mai ti abbiamo visto nudo o affamato ecc. ecc.?; ogni volta che l’avrete fatto al più diseredato di voi l’avrete fatto a me. Anche stavolta siamo in sintonia. Se busseremo alla porta che il Padrone ci avrà chiuso in faccia, richiamandogli come gli siamo sempre stati “formalmente” fedeli, Egli ci risponderà: “Non vi conosco!”. Proviamo a ripercorrere quella semplice canzone che spesso cantiamo ai funerali “Quando busserò alla tua porta”: non ha niente di clamoroso o trascendentale, ma è una buona sintesi per un esamino di coscienza.