Prendere sul serio la vocazione
Inserito il 21 Settembre 2016 alle ore 20:43 da Don Gianni AntoniazziSempre meno sacerdoti: la soluzione non è il matrimonio né gli arrivi dall’estero, ma l’apertura responsabile alla chiamata di Dio
La presenza religiosa sta calando. I sacerdoti ordinati a giugno sono andati a Quarto d’Altino, a Caorle e a Favaro. Uno continuerà gli studi. Nessuno a Mestre e il prossimo anno non ci saranno ordinazioni. Il monastero delle Carmelitane chiude e i Conventuali lasciano il Sacro Cuore. Non basta: domenica scorsa un sacerdote ha rinunciato al ministero. Nessuna condanna, ma a 50 anni avrebbe potuto sostenere una parrocchia importante. Notizie pesanti, insomma.
Qualcuno confida nella responsabilità dei laici. Giusto, ma nei fatti pochi sono disposti a portare le pesanti responsabilità quotidiane. Altri immaginano di dare il sacerdozio a gente sposata. Anglicani, Evangelici e Maroniti da tempo lo fanno, eppure sono alla frutta peggio di noi. Nel mondo ortodosso non va meglio e tanti sacerdoti sono addirittura divorziati. Qualcuno parla del presbiterato alle donne. Nessun dogma lo vieta.
Laddove si è fatto, non si sono però risolti problemi, anzi sono nate divisioni.
Avremo i sacerdoti dalle missioni? Uno è venuto, ma niente da fare: ciascuno va meglio nel suo ambiente. Qui abbiamo le nostre necessità e la mentalità di un africano, per esempio, fatica a incontrarsi con le attese di un giovane mestrino.
Bisogna ammettere che i neocatecumenali invece continuano ad avere vocazioni e molte: al sacerdozio, alla vita religiosa e al matrimonio con tanti figli.
I fatti parlano e zittiscono le idee. Quando la fede è proposta con passione e vissuta in una comunità di fratelli, quando la si propone in modo sereno ai giovani, c’è spazio perché la vita fiorisca con abbondanza. Di questa vita avrebbe bisogno anche il nostro territorio.
don Gianni