Perseverate, gente, perseverate!
Inserito il 13 Novembre 2016 alle ore 11:39 da Plinio BorghiPerseverate, gente, perseverate! Sembra quasi lo slogan di una campagna pubblicitaria. In effetti è un buon suggerimento comportamentale per la vita pratica, che diventa fondamentale per quella eterna. Se uno si desse un obiettivo e cercasse di avanzare sempre col vento in poppa, inseguendo il percorso più facile, procederebbe come una banderuola, difficilmente riuscirà a mantenere la direzione e non giungerà mai dove si era prefisso. Se addirittura si arrendesse alla prima difficoltà, avrebbe finito ancor prima di cominciare e meglio sarebbe per lui non essere mai nato. La vita è un continuo superare sé stessi e, come dice il motto, chi si ferma è perduto. Tanto vale anche per le varie tappe spirituali e proprio nel vangelo di oggi Gesù stesso, come nostro faro, ci mette in guardia dai pericoli cui possiamo andare incontro, dalle difficoltà materiali, che non possono mancare, da guerre e catastrofi, che però non costituiscono alcun presagio della fine, ma soprattutto dai falsi maestri, che cercheranno di farci volgere il nostro sguardo altrove per distoglierci dal vero riferimento, magari improvvisandosi essi stessi fari credibili. Il cristiano deve sapere che la fine, sua o del mondo poco importa, arriverà comunque improvvisamente e lasciarsi andare a studi arzigogolati o correre dietro a previsioni astronomiche basate su strani calendari (vedi la teoria dei Maia) serve a niente. Conta invece essere sempre pronti (“estote parati!”) e non lasciarci abbindolare; men che meno fuorviare o fiaccare da derisioni o persecuzioni (non sono purtroppo cose di altri tempi), che ci derivano dal portare alto il vessillo della nostra fede (quanto fastidio provoca!) e dal procedere imperterriti nel nome di quel Messia che per primo salì sulla croce. Anche lui nel momento topico fu provocato (se sei il figlio di Dio, scendi da quella croce!), ma gli stava a cuore la nostra salvezza più di ogni altra cosa e “perseverò”, fino in fondo. Il suo premio è anche il nostro: la resurrezione. Vogliamo rendergliene atto almeno nel cercare anche noi di essere coerenti? Non avremo certamente da seguire pedissequamente la sua strada: oggi non si crocifigge più nessuno; ma le traversie della vita sono più che sufficienti a metterci alla prova. Non ci viene richiesto di essere eroi, è sufficiente vivere secondo le regole, come dice San Paolo nella seconda lettura, senza far luogo a disordini: “Mangiare il proprio pane lavorando in pace”. Sarà mica difficile perseverare nella normalità! O ci vogliamo complicare le cose da soli?