Siamo all’ultima invocazione…
Inserito il 18 Dicembre 2016 alle ore 11:31 da Plinio BorghiSiamo all’ultima invocazione: “Stillate dall’alto o cieli la vostra rugiada e dalle nubi scenda a noi il Giusto; si apra la terra e germogli il Salvatore”, recita l’Antifona d’ingresso della Messa di oggi. Ad analizzarla con attenzione, ci rendiamo conto di quanti elementi naturali sia farcita l’allegoria che perora l’arrivo fra noi del Messia. Una cosa è certa: Dio non intende redimerci con un gesto clamoroso o coercitivo, ma vuole che siamo noi i fautori del suo progetto. Alcuni elementi sono già in atto: la rugiada è stillata (lo Spirito Santo) e la terra si è aperta (Maria vergine), il germoglio è ormai in arrivo (domenica prossima). Mancava all’appello Giuseppe, con tutti i suoi dubbi e la sua umanità, al quale Matteo dedica il passo odierno del suo vangelo. Nella figura di Giuseppe siamo rappresentati un po’ tutti, specie quando è in difficoltà a capire cose più grandi di lui e si arrovella per trovare una via d’uscita che sia dignitosa; ma dovremmo rassomigliargli ancor di più quando accetta con fede il ruolo che gli è stato riservato e si fa carico di condividere con la sua sposa la cura di quel Bambino letteralmente piovuto dal cielo. Attraverso quest’uomo generoso, che non avrà comunque modo di assistere all’epilogo della sua avventura, il Padre ci fa capire che ognuno è chiamato a essere protagonista della salvezza, propria e degli altri (sarebbe riduttivo pensare che i ruoli si esauriscano nei personaggi di quel tempo). Ce lo ribadirà con più chiarezza Gesù stesso durante l’annuncio del Regno e soprattutto dopo la Resurrezione quando, promettendo l’arrivo dello Spirito Santo, ci darà il mandato di evangelizzare il mondo e di sottomettergli tutte le genti, i troni e le dominazioni (lo cantiamo anche durante la novena di Natale), affinché egli possa tornare nella sua Gloria e dichiarare al Padre che la missione è compiuta. Sotto un certo aspetto siamo pure avvantaggiati rispetto a Giuseppe, perché a noi la verità è stata a tutti gli effetti rivelata. Sarebbe ben ridicolo che, assaliti dai dubbi, cercassimo ogni pretesto per eludere il percorso o addirittura rinunciassimo al mandato, buttando alle ortiche, con la vita, breve come un battito d’ali, anche la possibilità di godere il premio finale della completa conoscenza del volto del Padre, che abbiamo imparato a scorgere attraverso Gesù. È più conveniente che utilizziamo quest’ultimo scorcio d’Avvento per dare una regolata alla nostra spinta di fede, affinché l’euforia del Natale ne sia ancora una volta una bella rampa di lancio.