Il blog di Carpenedo

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La vita della Comunità parrocchiale dei Ss. Gervasio e Protasio di Carpenedo

Il dolore di una madre

Inserito il 9 Aprile 2017 alle ore 11:32 da Plinio Borghi

Il dolore di una madre, specie alla perdita di un figlio, è da sempre la cosa più atroce che ci è dato da provare o da vedere, per tutta una serie di motivi legati ad un rapporto ineguagliabile. E nulla cambia se le traversie che colpiscono il sangue del tuo sangue siano sorte all’improvviso o siano state precedute da avvisaglie, né che fosse nato già segnato. Maria non è diversa dalle altre: pure la sua maternità è stata frutto di un gesto d’amore e di grande disponibilità nei confronti del Padre, che le ha sicuramente assegnato un compito più grande di lei. È vero che il vecchio Simeone, all’atto della presentazione al Tempio, le aveva predetto che una spada le avrebbe trapassato il cuore. Probabilmente anche lei ha seguito la predicazione del suo Gesù ed avrà appreso che di lì a poco sarebbe morto per la salvezza di tutti, ma che nessuno si abbattesse in quanto sarebbe poi risorto; però erano annunci incomprensibili agli apostoli stessi, difficilmente assimilabili. E poi era sempre suo figlio, l’amore per il quale nulla e nessuno poteva scalfire. Invece questa settimana conosceremo anche i picchi altissimi del suo dolore, perché sappiamo che lei sarà sempre presente, dalla flagellazione alla condanna reclamata da una folla fedifraga e urlante, dal percorso verso il calvario alla crocifissione. Mi sembra di immaginare i sussulti del suo cuore ad ogni caduta del Salvatore sotto il peso della croce, mi sembra di avvertire l’affondo di quella spada ad ogni colpo di martello sui chiodi che si conficcano nelle membra del suo amato e come subisca il suo dolore senza poterlo quanto meno condividere col suo sposo. La vedo ormai spossata e squassata ai piedi di quella croce mentre le cola sul capo l’ultimo sangue e riceve dalle labbra di quel suo bene ormai moribondo, in un turbinio di sentimenti che forse non le consente di afferrarne il significato più profondo, la maternità di tutto il genere umano, quella maternità che ci ha resi tutti fratelli in Cristo. Al compimento di tutto, sarà straziante quando le riconsegneranno fra le braccia il corpo esanime, una scena che costituirà per sempre il simbolo della Pietà. Lo “Stabat mater”, che invito tutti a leggere questa settimana, riflette bene il dolore di questa grande Madre. Una strofa voglio rilevare fra tutte: “Quis non posset contristari / Christi Matrem contemplari / dolentem cum Filio?” (Chi può non rattristarsi contemplando la Madre di Cristo che soffre con suo Figlio?). Un altro spaccato da meditare e introiettare in quest’ultima settimana in preparazione della Pasqua!

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