Il blog di Carpenedo

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La vita della Comunità parrocchiale dei Ss. Gervasio e Protasio di Carpenedo

La fede

Inserito il 23 Aprile 2017 alle ore 11:06 da Plinio Borghi

La fede è condivisione. L’esempio ci viene dalla prima lettura di oggi, dagli Atti degli Apostoli: “Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune; chi aveva proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno”. Un’impostazione sociale di tal fatta, nel tempo, è stata più volte proposta e propugnata, ma senza apprezzabile successo, anzi, il più delle volte si è tradotta in una sorta di mistificazione, perché alla fine ha la meglio la tendenza egoistica del forte a prevaricare sul debole. Evidentemente solo la fede, una grande fede può essere la chiave vincente. Infatti, nel brano in argomento si dice che i protagonisti furono tutti coloro che erano diventati credenti.
La fede è Misericordia, quella che Dio ha usato per rigenerarci mediante la resurrezione di Gesù Cristo, come ci istruisce San Paolo nella seconda lettura. Non a caso si è voluto dedicare questa domenica proprio alla Divina Misericordia, attraverso la quale passa la rivelazione (della Verità) che ci fa credere anche senza aver visto, che ci dà una speranza che per noi è certezza e pertanto prospettiva di “una eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce”, in una parola di salvezza. Sotto questo profilo, prosegue sempre San Paolo, l’afflizione per le prove alle quali ci sottopone la vita non deve intaccare la gioia di cui siamo ricolmi, perché la nostra fede “è molto più preziosa dell’oro”.
La fede è pace in tutte le accezioni del termine, senza se e senza ma, senza slabbratura alcuna. Il vangelo di oggi mette in evidenza che per ben tre volte Gesù, entrato da risorto dove i discepoli erano riuniti, ripete “Pace a voi!”. Non è un saluto, è un ordine, un mandato ben preciso al quale a nessun credente è dato di sottrarsi. È da presumere che non l’abbia detto a caso, ovviamente, ben consapevole della nostra diffidenza, della naturale tendenza alla litigiosità e allo scontro. La vicenda di San Tommaso ne è una prova, ma è anche la dimostrazione di come, messo dinanzi alla sua miscredenza, abbia saputo subito ravvedersi: “Mio Signore e mio Dio!”, esclama. Le stesse parole che dovremmo ripetere con convinzione ogni qualvolta alziamo gli occhi all’Ostia consacrata, perché solo così siamo in sintonia. “Beati quelli che pur non avendo visto crederanno!”, conclude Gesù. D’altronde, solo così si può definire “fede”.

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