Don Lorenzo Milani 50 anni dopo
Inserito il 29 Giugno 2017 alle ore 15:43 da Don Gianni AntoniazziIl 26 giugno 1967 moriva il celebre sacerdote “progressista”, scomodo per alcuni, profetico per altri. Fu anzitutto educatore nel villaggio di Barbiana. Oggi Papa Francesco lo indica come riferimento
Concluse le lezioni, mentre molti hanno completato gli esami, propongo qualche riflessione sulla nostra scuola.
Lo faccio ricordando un illustre educatore, don Lorenzo Milani che nel 1954, a 31 anni, fu mandato in esilio a Barbiana, borgo sconosciuto degli Appennini. In piena crescita economica il progresso lì non era arrivato: niente acqua, né luce, né strade. Ci vivevano quaranta anime. Eppure in pochi anni, grazie a questo prete, Barbiana diventò un luogo conosciuto a tutti e non solo in Italia.
Nacque lì, nel 1958, il testo “Esperienze pastorali”, visto da molti come concreto e profetico contributo al Concilio Vaticano II. La Curia romana lo vietò ufficialmente, ma non ne impedì la pubblicazione. Del 1965, è invece ricordato col titolo “L’obbedienza non è più una virtù”: pur rivolto ai cappellani militari formò la coscienza di molti sacerdoti. Nel maggio del 1967 fu data alla stampa la “Lettera a una professoressa”, libretto rosso del movimento del sessantotto italiano.
Per don Milani la scuola è introduzione alla vita, anello fra passato e futuro, laica (non laicista), frutto di insegnanti che esercitano non per professione, ma per vocazione, che sanno amare, che mettono gli alunni a conoscenza della realtà. Il testo è letto da alcuni come fine dell’autorità degli insegnanti, della voglia di studiare dei ragazzi, dello stare in disparte dei genitori, insomma, il “donmilanismo”.
Comunque la si voglia vedere, queste indicazioni lungimiranti potrebbero sostenere il ripensamento della scuola contemporanea, che talora rischia di allontanarsi dalla realtà.
don Gianni