Un Redentore “malato”
Inserito il 12 Luglio 2017 alle ore 20:09 da Don Gianni AntoniazziLa solennità del Redentore, nata da una fede profonda, si è trasformata col tempo in un festeggiamento laico, occasione dove molti cercano lo sballo. Urge un ritorno alle origini
In parrocchia siamo per lo più di origini e cultura veneziane. La terza domenica di luglio abbiamo sempre celebrato la Messa con le letture del SS. Redentore: è previsto dal calendario liturgico e ci fa piacere camminare con la Diocesi.
Confesso però che, dato il clima di trasgressione festaiola, talvolta ho avuto i miei dubbi nel celebrare questa ricorrenza. Da principio la festa è stata un appuntamento di fede profonda. Il senato e il popolo di Venezia hanno riconosciuto in Cristo il loro baluardo di salvezza e hanno fatto voto di erigere il tempio se la peste fosse stata vinta. Ancor oggi quel tempio è per noi un segno della fede antica. Tuttavia l’appuntamento si è trasformato in un pretesto per gozzovigliare. Par quasi che si ripeta l’episodio dell’Esodo: Mosè da solo sta con Dio sul Sinai e il popolo, per suo conto, festeggia gli dei pagani col vitello d’oro.
Allo stesso modo noi cristiani, in 4 gatti, rendiamo grazie a Dio per la sua grazia mentre la città, nel suo insieme, fa baldoria nella trasgressione e attira un turismo spesso degradato. La situazione è così compromessa che, in quest’occasione, molti veneziani scappano dalla città e, nell’immaginario, la festa del Redentore è diventata il sabato sera, non la domenica, non la celebrazione dell’Eucaristia.
Resta la speranza che si possa riproporre la fede, sembra però una battaglia persa, un’impresa superiore alle nostre forze.
don Gianni