Subire non è virtù
Inserito il 23 Agosto 2017 alle ore 16:27 da Don Gianni AntoniazziNegli ultimi due mesi in provincia di Venezia quattro donne sono state uccise per mano di compagni, mariti, ex coniugi o addirittura un figlio. Sono Sabrina, Mariarca, Anastasia e Sonia. Proviamo a riflettere.
Secondo una cattiva lettura del testo di Genesi, Eva sarebbe la causa del “peccato originale” e, per punizione, il Signore l’avrebbe sottomessa al maschio: “Verso il marito sarà il tuo istinto, ed egli ti dominerà”. Qualcuno dunque immagina che il “femminicidio” sia favorito dall’insegnamento di sottomissione, inculcato per secoli.
Di certo mia nonna viveva l’obbedienza al marito come una virtù, tuttavia il Vangelo indica sempre la pari dignità fra maschio e femmina: anche rischiando la vita, Gesù ha difeso una donna da chi prima l’ha usata e poi l’ha condannata (Gv 8). O forse qualcuno, leggendo qualche versetto di Paolo agli Efesini (Ef 5,21-33), immagina di costruire una famiglia prevaricando sul coniuge. Sia invece chiaro che la Chiesa suggerisce di mettersi al riparo dall’aggressività, fin dal primo gesto di violenza. La teologia biblica non permette alcuna violenza contro la donna.
Suggerisco di riflettere invece sui risultati di una certa educazione sessuale, poco improntata ad edificare l’amore come dono di sé e ancora molto succube degli istinti naturali. Durante la rivoluzione culturale del ’68 si citava lo psicologo Wilhelm Reich, considerato il profeta del liberismo sessuale. Insegnava che la repressione subita da bambini nella sfera della sessualità genera impulsi distruttivi negli adulti: “La repressione sessuale è alla base di una civiltà patriarcale e autoritaria, in tutte le sue forme” (Psicologia di massa del fascismo). Meglio dunque lasciare libertà alle tendenze naturali. Tuttavia l’istinto porta l’uomo alla prevaricazione, all’egoismo, al dominio dell’altro.
Forse è necessario riconoscere che quegli adulti, oggi così violenti, non sono stati educati a sufficienza negli affetti e a vivere l’amore come dono di sé, sempre.
don Gianni