Il blog di Carpenedo

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La vita della Comunità parrocchiale dei Ss. Gervasio e Protasio di Carpenedo

Il senso di appagamento…

Inserito il 15 Ottobre 2017 alle ore 11:03 da Plinio Borghi

Il senso di appagamento che si prova alla conquista di una postazione prestigiosa inseguita da tempo o della poltrona di responsabilità per la quale ti sei spezzato le reni lavorando ovvero del posto a tavola in pole position a un simposio o ad un meeting, osservato e ammirato da tutti, è a dir poco indescrivibile. Del primo aspetto ho letto proprio domenica scorsa, in un bollettino parrocchiale del vicariato, la testimonianza della mamma della campionessa italiana di ginnastica artistica: erano le parole di chi ha seguito l’impresa (che registrava oltre tremila partecipanti “tutte assetate di vittoria”) con un occhio di riguardo, ma facevano trapelare prima l’ansia, poi la trepidazione, il brivido, l’emozione e infine la gioia. Figurarsi i sentimenti della protagonista che si è sciolta in lacrime nel ricevere la medaglia! Sul secondo aspetto non mi soffermo, perché chiunque stia leggendo avrà efficaci esempi da addurre. Del terzo, invece, dopo aver provato esperienze in varie sistemazioni, posso testimoniare di quanto siano appaganti quelle citate, sebbene io mi senta più seguace di de Coubertin: conta partecipare. Ebbene, con questi discorsi siamo in pieno clima delle letture che la liturgia di oggi ci propone. C’è un banchetto preparato sul monte dal Signore, dice Isaia, dove tutti i popoli sono attesi, nessuno escluso, e dove finalmente si riconosceranno e non vi saranno più lacrime né morte. Un po’ drastico invece il racconto di Gesù, che cita quante persone di prestigio, pur invitate, disattendano l’adesione adducendo mille veri o finti impegni e come uno dei poveracci e diseredati chiamati a coprire i posti a tavola, scoperto senza “l’abito nuziale” e cioè “senza carte in regola” per meritare il posto, venga legato e gettato nelle tenebre, dove sarà “pianto e stridore di denti”. Ma come? Se veniva già dalla strada, perché dovrebbe star peggio? E invece è proprio quest’ultimo che dà un senso alla premessa: stava assaporando l’appagamento di poter essere al banchetto speciale e la perdita è cocente. Il salmo 22, richiamato nel Responsoriale, fa sintesi del clima che si gode nella casa del Signore: non si manca di nulla, si riposa in placide acque, non si teme più alcun male perché si è con Lui, è preparata una mensa davanti ai nemici e il calice trabocca, felicità e grazia sono compagne. Vogliamo giocarci tutto ciò per rincorrere le nostre fatuità? Padronissimi. Poi però non ci si lagni quando, fra pianti e stridore di denti, ci si renderà conto di quel che s’è perso!

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