Millantare credito…
Inserito il 5 Novembre 2017 alle ore 10:21 da Plinio BorghiMillantare credito è una pratica diffusa nella nostra società, giacché va di pari passo con la difficoltà ad essere sé stessi, a presentarci per quello che siamo. Ne abbiamo facile riscontro nel campo del commercio e nella relativa pubblicità: se dovessimo prendere per buono tutto quello che ci propinano non conteremmo le conseguenti fregature; invece siamo costretti a farne almeno la radice quadrata. Un tempo il concetto era ben riassunto nella famosa frase in lingua locale: “Xe come domandarghe a l’osto se ‘l vin xe bon!”. Non parliamo poi dello spreco di titoli che girano indebitamente, derivati spesso da un fugace approccio a qualche incarico (dagli onorevoli in giù è un florilegio), ma spesso nemmeno da quello e costruiti ad arte per impressionare gli interlocutori: abbiamo in circolazione più presidenti che automobili! Anche se conseguiti regolarmente, vengono sovente sbandierati in maniera strumentale; non siamo più al “lei non sa chi sono io”, altrimenti al giorno d’oggi incrementerebbe in maniera esponenziale la produzione di pernacchie, ma siamo lì con forme più sottili. Anche nell’ambito della gerarchia ecclesiastica si è teso più di qualche volta a sovrabbondare e a spacciare come conseguito per meriti qualche titolo onorifico invece acquistato. E pure qui talora di quelli effettivi si fa sfoggio nell’abbigliamento (rigorosamente previsto dalle norme) senza ragioni di sostanza. Papa Francesco ha richiamato spesso alla sobrietà e al ritorno all’essenziale. Ce n’era proprio bisogno? Il vangelo di oggi dimostra non solo che il problema è atavico, ma che basterebbero le parole di Gesù a riportare le cose a più miti pretese: “Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro maestro … E non chiamate nessuno “padre” sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo …”. Senza contare come aveva redarguito scribi e farisei poco prima: “… Amano posti d’onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe e i saluti nelle piazze …” e non si comportano come predicano. La prima lettura è ancora più pesante con i sacerdoti che non ascoltano la parola del Signore: “Cambierò in maledizione le vostre benedizioni”. Non sono moniti rivolti ovviamente solo al clero, come potrebbe sembrare. Infatti Paolo offre come sempre alcuni spunti comportamentali per agire da persone che hanno ascoltato e assimilato il Vangelo. Varrebbe la pena di ripercorrere, magari a casa, con calma, tutti e tre i testi e farne tesoro.