Il blog di Carpenedo

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La vita della Comunità parrocchiale dei Ss. Gervasio e Protasio di Carpenedo

Il richiamo del viola…

Inserito il 3 Dicembre 2017 alle ore 11:51 da Plinio Borghi

Il richiamo del viola nei paramenti sacri e l’eliminazione della recita del “Gloria” durante la Messa, dopo l’atto penitenziale, sono, per noi profani, i segni più evidenti con i quali la liturgia ci fa capire che siamo entrati in uno dei tempi cosiddetti “forti”: l’Avvento. Nell’altro, la Quaresima, tempo penitenziale per eccellenza, si evita anche di recitare l’Alleluia. Mi sono sempre chiesto il motivo. Sul fatto del colore la risposta è più scontata, perché è sempre servito da richiamo alle varie celebrazioni: il rosso per i martiri e la Pentecoste; il bianco per il Natale, la Pasqua e le altre solennità, come quella dell’Immacolata che arriva fra cinque giorni; il verde per il tempo ordinario; una volta andava come il pane anche il nero per i funerali, per i quali oggi si preferisce declinare sul viola. Il viola, appunto, è per i tempi forti; un colore meno provocatorio, meno festoso, più contenuto, che richiede più concentrazione su ciò che ci induce a cambiare il registro delle nostre corde. Nella fattispecie caratterizza l’attesa del Messia, attesa che si rifà al lungo periodo intercorso fra la cacciata dei nostri progenitori dal paradiso terrestre, quando Dio promise che avrebbe mandato addirittura suo Figlio a riscattarci dal peccato, al momento della nascita del Salvatore, evento che ora non siamo qui a ricordare, bensì a vivere. L’Avvento è simbolo di ogni attesa, come quella della liberazione del popolo eletto dalla prigionia cui era stato relegato dopo la deportazione e che induce Isaia (prima lettura) a rivolgersi al Signore come Padre e Redentore, compiendo un importante atto di introspezione e di umiliazione per le colpe di cui il popolo si era macchiato. Il Profeta alla fine si affida completamente al suo Creatore per essere rigenerato: “Noi siamo argilla e tu colui che ci dà forma, tutti siamo opera delle tue mani”. Ecco, un vero ritorno alle origini, per annullarci nella grande prospettiva della rinascita definitiva, che non sappiamo quando sarà, per cui dovremo vegliare e non farci sorprendere, come Gesù continua a ripetere ai suoi discepoli (vangelo): guai a trovarci addormentati o impreparati al momento topico! Anche San Paolo ci ricorda che in Cristo ci siamo arricchiti di ogni dono e pertanto sarebbe un peccato non presentarci irreprensibili alla manifestazione finale di nostro Signore. Quindi c’è bisogno di concentrarci in questi periodi forti ed è probabilmente per agevolarci che la liturgia si riduce all’essenziale.

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