Tutto è grazia per noi
Inserito il 28 Dicembre 2017 alle ore 15:33 da Don Gianni AntoniazziNell’ultimo giorno dell’anno la comunità si raccoglie nel ringraziamento per l’amore di Dio è questo il senso del canto del “Te Deum”. Un atteggiamento prezioso che va riscoperto.
Il Vangelo ricorda l’episodio di 10 lebbrosi guariti da Gesù per la loro fede. Uno soltanto fra loro torna a ringraziare per il beneficio ricevuto: era uno straniero. E il Signore sottolinea che per questo motivo egli riceve la salvezza in modo compiuto. Il vero miracolo non è la guarigione fisica, ma entrare nella dimensione della gratitudine.
In effetti per nessuno di noi è facile ringraziare. Non è un elemento spontaneo nel linguaggio del bambino. Presuppone la comprensione dell’altra persona, la vittoria sul proprio ego e la capacità di non sentirsi autori della propria esistenza.
Per essere grati bisogna comprendere e accettare l’esistenza dell’altro, capire che da lui riceviamo molto e non siamo capaci di bastare a noi stessi. Bisogna riconoscere questo fatto: “Che cosa mai possiedi che tu non abbia ricevuto?” (2 Corinti 4,7). Un uomo maturo non vive avvolto di cupidigia e di voglia di potere. Capisce che la più grande ricchezza è suscitare vita e riconosce che la sua stessa vita è sempre un dono, fiorito e sostenuto dalle mani di Dio.
Così la nostra fede non è uno sforzo intellettuale o un ossequio a tradizioni, ma un rendimento di grazia (un’Eucaristia) per la vita, il tempo, la risurrezione, la completezza nelle nozze senza tramonto. Anche nel momento del dolore il credente riconosce che “tutto è grazia”, che l’amore del Signore precede, accompagna e segue la sua vita. “È veramente giusto, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie a Dio per Gesù Cristo, nostro Signore”. è tanto più prezioso, vista la chiusura narcisistica e individualistica del nostro ambiente europeo.
don Gianni