Globalizzazione o protezionismo
Inserito il 4 Febbraio 2018 alle ore 10:08 da Plinio BorghiGlobalizzazione o protezionismo: sembra il dilemma che andava per la maggiore in quel di Davos durante il summit mondiale dei giorni scorsi e che trovava sui due fronti l’Europa e l’America di Trump, anche se questi si è poi premurato di precisare che “prima l’America” non significa escludere il concorso degli altri. C’è da credergli se nel suo programma elettorale già parlava di un mondo post globale e ora ha appena approvato dazi superlativi per le merci che provengono dall’estero? C’è da credergli se il dollaro sta correndo al ribasso proprio per favorire l’esportazione dei prodotti americani? E in Italia c’è qualcuno che tende a sposare pedissequamente quelle tesi, invece di pensare a difendere il prodotto italiano dalle mistificazioni che da più parti si stanno perpetrando! L’altr’anno (2016), durante un’escursione nella Cina delle minoranze, ebbi a osservare alla guida quanto poco si notasse di tradizionale negli usi e costumi locali, specie nei giovani che vestivano sostanzialmente all’occidentale. “Globalizzazione, globalizzazione!”, mi rispose nel suo italiano stentato. Chiaro che là pesa la lontananza fisica dal Governo centrale e di conseguenza l’interesse, se mai c’era stato, scemava. Qui no. Una ferma protezione (che non ha nulla a che vedere col protezionismo), che passa attraverso l’impegno culturale e politico, va messa in atto, pur nel contesto di una globalizzazione che è anacronistico negare. Lo stesso Gesù, che al momento della guarigione della figlia della cananea (Mt 15,21-28) sembrò un tantino “protezionista” (“non è bene prendere il pane dei figli per buttarlo ai cagnolini”), di fatto adottò solo un atteggiamento provocatorio, visto che la sua è stata una missione di salvezza “globale” e tale la pretese poi dai suoi discepoli e come oggi da noi. Nel vangelo in lettura questa domenica, dove lo si vede dedito alla predicazione e alle guarigioni, viene disturbato mentre è raccolto in preghiera perché chi ha saputo delle sue performance lo stava cercando. Egli però risponde: “Andiamocene altrove per i villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!”. Ecco l’indirizzo del cristiano: rivolgersi al mondo; che non significa essere del mondo o compromettersi col mondo svendendo il suo “Patrimonio”, bensì farlo conoscere e condividerlo, affinché non resti prerogativa di pochi intimi. Così dovrebbe fare anche la politica, soprattutto con le risorse culturali ed economiche.