Il blog di Carpenedo

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La vita della Comunità parrocchiale dei Ss. Gervasio e Protasio di Carpenedo

Camminare guardando in alto…

Inserito il 11 Marzo 2018 alle ore 10:01 da Plinio Borghi

Camminare guardando in alto non è un invito che vale solo per chi percorre le calli veneziane, onde evitare le fastidiose sorprese dei soliti colombi, bensì un monito universale, da applicare sia in senso letterale (chi va a scarpinare in montagna ne sa qualcosa) sia in senso figurativo. Per procedere speditamente occorre sempre guardare avanti: se guardi in giù vedi solo i tuoi piedi e inciampi, perché non avverti l’ostacolo; idem per quanto riguarda la bicicletta: mai fissare le ruote o finisci nelle rotaie del tram. Se però vuoi puntare a obiettivi ambiziosi lo sguardo deve elevarsi, oltrepassare il contingente. È in ogni caso tassativamente proibito voltarsi, come sa benissimo chi mette mano all’aratro. Visti sotto tale profilo, diventano più comprensibili sia il riferimento di Gesù al serpente di bronzo che Mosè pose in alto nel deserto, affinché alzandovi lo sguardo si venisse guariti, sia, per analogia, l’affermazione che “bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna”. Di primo acchito verrebbe da chiedersi se Dio abbia bisogno di simili “ritualità” per esercitare la sua misericordia o se la missione salvifica del Messia sarebbe stata sminuita se Gesù fosse morto in modo diverso. Perché la croce? È per noi, che solo se costretti a puntare lo sguardo oltre le miserie, le devianze e le tentazioni percepiamo il valore della posta in gioco e forse riusciamo a far sgorgare dal nostro cuore quell’anelito di speranza che ci salva. A dirla tutta, Gesù è la luce della nostra vita e, come tale, va per forza posta in alto per “funzionare”. Concludo con alcuni flash da un commento sulle letture di questa domenica svolto dal compianto don Franco de Pieri: Gesù è risposta di Luce. Ti viene a dire in questa Pasqua: “Sono Io la Luce che è venuta in questo mondo, che resta pur sempre pieno di tenebre”. Ci invita a uscire da ogni forma di tenebra che oscura la mente e il cuore, ad andare incontro alla luce. Nella notte pasquale la Chiesa accende il cero pasquale, che brilla nelle tenebre e a questa luce tutti i presenti sono invitati ad accendere la loro luce, ad illuminare cioè la loro esistenza con la luce che viene dal Cristo. Cristo non ha ancora perso la sua qualità e capacità di illuminare l’uomo. La luce in noi diventa gioia di vivere, diventa amore, perdono, pace, generosità.

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