Siamo del tutto felici?
Inserito il 4 Aprile 2018 alle ore 18:17 da Don Gianni AntoniazziLa Pasqua c’è stata. Risuona ancora l’acclamazione del Vangelo, il suono delle campane e
il canto gioioso dell’assemblea alla veglia. Adesso però chiediamoci cosa portiamo in cuore.
Quest’epoca professa il diritto ad essere felici, eppure mai la società occidentale è stata così triste come in questo momento. Ce lo confermano i nostri missionari: quando tornano a casa dicono che siamo vecchi, tristi e stanchi.
In effetti siamo gente che cerca la felicità, ma non sa riconoscerla. Herman Hesse scriveva: quando dai la caccia alla felicità non sei maturo per essere contento. È vero, perché non si apprezza quello si possiede. Succede allora che “riconosciamo la felicità solo dal rumore che fa andandosene” (Jacques Prévert). Bisogna imparare ad apprezzare quello che c’è: la primavera, l’affetto sincero di un amico, la vita ricevuta in dono, la situazione di pace che ci circonda. Per noi cristiani, poi, c’è la speranza certa che la morte è solo un passaggio al giorno senza tramonto.
Va anche detto che non si può essere felici da soli. La gioia o è condivisa oppure è nulla. E non può esserlo a scapito di altri perché “non c’è reale progresso se non è di tutti” (A. Einstein). La nostra gioia non è poi un diritto che altri debbano concederci, ma un compito che noi dobbiamo realizzare: saremo contenti quando faremo felici gli altri.
La vita è bella, titolava il film di Roberto Benigni, dove il protagonista aveva scelto di dare tutto per la famiglia. Ecco spiegata la proposta del Vangelo: finchè terremo conto di noi soltanto sarà un inferno, e pienamente meritato, aggiungo io.
don Gianni