È la festa dell’Eucaristia…
Inserito il 3 Giugno 2018 alle ore 10:11 da Plinio BorghiÈ la festa dell’Eucaristia, sostanzialmente; non tanto della sua istituzione, che trova spazio nei vari punti del Vangelo, con particolare riferimento all’ultima cena rivissuta il Giovedì Santo, quanto del Cristo “passus” ossia del Cristo che ha sofferto, come lo definisce quel grande cultore che ne fu San Tommaso d’Aquino. Il quale, in prevalenza, la colloca proprio sotto la croce, dove da una parte c’è il corpo di Gesù e dall’altra il sangue versato per la nostra salvezza. Entrambe le componenti, corpo e sangue, contengono ciascuna il Cristo nella sua interezza e ogni volta che celebriamo la Messa riproponiamo sull’altare quel grande mistero di fede. Non siamo più al livello figurativo del Vecchio Testamento, dice sempre San Tommaso, ma “essendo questo il sacramento della Passione del Signore…, contiene in sé il Cristo che ha sofferto”, per cui, attraverso l’Eucaristia, l’uomo ne diviene partecipe. Il Santo è anche il cantore per eccellenza dell’Eucaristia e suoi sono gli inni più belli e avvincenti, perché in essi, assieme alla preghiera, fa sintesi anche del suo pensiero, così ben sviluppato nel trattato. Bando quindi ad altre parole, che saranno sempre povere e insufficienti, e mi affido ad alcuni passaggi degli inni stessi. Del “Lauda Sion Salvatorem”, altra sequenza, riservata a questa festa (le altre due erano di Pasqua e Pentecoste), la liturgia attuale prevede la lettura dell’ultima parte e rimando al testo nel foglietto. Ricordo invece il “Pange lingua”, che si conclude con il famoso “Tantum ergo Sacramentum”, tuttora cantato nelle benedizioni eucaristiche: “Il verbo fatto carne cambia con la sua parola / il pane vero nella sua carne e il vino nel suo sangue / e se i sensi vengono meno, / la fede basta per rassicurare / un cuore sincero. // Adoriamo, dunque, prostrati / un sì grande Sacramento; / l’antica legge / cede alla nuova, e la fede supplisca / al difetto dei nostri sensi”. Mirabile! Come altrettanto pregno è quell’atto di elevazione espresso nel famoso “Adoro te, devote”: “Oh Dio nascosto, / sotto queste apparenze ti celi veramente: / a te tutto il mio cuore si abbandona / perché, contemplandoTi, tutto vien meno. // Oh memoriale della morte del Signore, / pane vivo che dai vita all’uomo /…/ Oh Gesù, che velato ora ammiro, / prego che avvenga ciò che tanto bramo, / che, contemplandoTi col volto rivelato, / a tal visione io sia beato della Tua gloria.” Piccoli flash, ma che vorrei stimolassero una lettura completa di questi testi così “nutrienti” (cliccando su internet è un attimo).